Nel 1871, oltre centocinquanta anni fa, Roma
diveniva Capitale d’Italia. Questo testo riflette,
alla distanza, sul ruolo delle istituzioni dello
Stato in seno ai processi formativi della città,
e sulle vicende e gli sviluppi del suo impianto
urbano. La dislocazione della “macchina
amministrativa” del Paese ha infatti interferito
costantemente con l’assetto della città e ne ha
condizionato il funzionamento e le distonie, fin
dalla impostazione nel periodo postunitario.
Il volume ripercorre i momenti salienti della
sistemazione delle sedi istituzionali nel tessuto
urbano e ricostruisce le loro relazioni con la
struttura, gli spazi e gli indirizzi di sviluppo della
città con questi interdipendenti. Esaminando
le vicende urbane alla luce del palinsesto
istituzionale, la ricerca analizza momenti non
ancora indagati in profondità nella storia
della Roma del Novecento, vista nella sua
articolazione temporale di Capitale del Regno,
del fascismo e della Repubblica.
La storia della Capitale delle istituzioni è
anche il racconto di piani irrealizzati, indirizzi
di sviluppo e progetti interrotti – dal Piano
Regolatore del 1931 all’Asse Attrezzato del
1962 – che hanno contribuito alla informe
metropoli contemporanea. Dai fantasmi e
dai lacerti di quei programmi nascono nuove
opportunità per il progetto urbano e di
rigenerazione, nuove visioni per la Capitale
del futuro.