Come si costruisce il discorso della razza nell’Ottocento? E in che modo quel discorso abita ancora l’immaginario comune delle società contemporanee? Per rispondere a queste domande, il libro, nel sottolineare le ambiguità concettuali e le carenze strutturali delle dottrine delle razze elaborate in Europa nel corso del XIX secolo, evidenzia come proprio l’indefinitezza della loro struttura epistemica e logica alimenti la costruzione dell’alterizzazione, e dunque dell’essenzializzazione e discriminazione dell’altro. Per far questo il testo si concentra sulla riflessione di un importante protagonista della vita intellettuale e politica italiana del tempo, Gaetano Mosca, autore in realtà critico della centralità riconosciuta all’epoca al discorso della razza, come chiave di spiegazione dell’origine e del fondamento delle società umane. “Denaturalizzando” le razze e il loro ruolo storico, Mosca, autore positivista, offre indirettamente elementi utili proprio per sviluppare una critica dello scientismo e della sua funzione sociale, e fornisce così un materiale prezioso a quel filone della riflessione filosofica e sociologica che guarderà successivamente, e ancora guarda, al razzismo non come a una patologia di carattere morale e culturale, ma come ad un elemento culturale strutturale dei rapporti di dominio delle società contemporanee.
Giovanni Ruocco insegna “Pensiero politico della colonizzazione e decolonizzazione” alla Sapienza Università di Roma. Ha pubblicato: Lo Stato sono io. Luigi XIV e la “rivoluzione” monarchica del 1661 (il Mulino, 2002), Critica libertina e cultura politica nella Francia del XVII secolo (Edizioni Simple, 2008), L’evidenza dei diritti. La déclaration des droits di Sieyès e la critica di Bentham (Eum, 2009).
Insieme ad altri autori, ha curato tre volumi sul concetto di “popolo” tra età moderna e contemporanea (Il governo del popolo, Viella, 2011, 2012 e 2014).