La lotta per la visibilità è una delle principali ragioni di conflitto che le società occidentali hanno conosciuto in un periodo storico di lunga durata che arriva fino a oggi. Michel Foucault ne scrive in un piccolo saggio del 1977, La vita degli uomini infami, ma in realtà tocca la questione durante tutto l’arco del suo percorso di ricerca. Pur non affrontandola mai in modo sistematico, ne lascia emergere lo spessore ogni volta che tratta problemi come l’esclusione e l’emarginazione sociale, la prigione, il crimine, le pratiche di costituzione del sé, ma anche esperienze estetiche come la letteratura e la produzione di immagini. Intorno alla lotta per la visibilità si gioca infatti una parte fondamentale dei rapporti fra gli individui e il potere. Non è un fenomeno a senso unico. Per un verso siamo catturati in un regime di visibilità sempre più esteso che mira ad afferrare ogni dettaglio delle nostre esistenze. Per un altro, conquistando nuove forme di visibilità, otteniamo dignità di parola nello spazio pubblico e rivendichiamo il nostro ruolo di soggetti politici.
L’intreccio di potere, pratiche sociali ed estetica nella lotta per la visibilità è il nucleo intorno a cui ruotano gli studi di questo libro. Il loro obiettivo è portare l’attenzione su un tema finora trascurato e offrire le riflessioni di Foucault come spunto per ulteriori ricerche.
Stefano Catucci insegna Estetica alla Sapienza Università di Roma. È autore di una uscita per la prima volta nel 2000 (Laterza, Roma-Bari), da allora più volte ristampata e aggiornata. Per Quodlibet ha pubblicato nel 2013 Imparare dalla Luna e nel 2019 Potere e visibilità. Studi su Michel Foucault.
Stefano Catucci insegna Estetica alla Sapienza Università di Roma. È autore fra l’altro di una Introduzione a Foucault uscita per la prima volta nel 2000 e apparsa in versione aggiornata nel 2019 (Laterza, Roma-Bari), nonché del volume sempre dedicato a Foucault Potere e visibilità (Quodlibet, Macerata 2019). Sempre per Quodlibet ha pubblicato Imparare dalla Luna (2013 e 2019). In precedenza (1999) ha partecipato alla redazione del Dizionario di Estetica curato da Gianni Carchia e Paolo D’Angelo (Laterza, Roma-Bari). Nel 2003 ha pubblicato lo studio Per una filosofia povera (Bollati Boringhieri, Torino), un’analisi del pensiero filosofico ed estetico europeo negli anni della Prima guerra mondiale che ha come filo conduttore il caso esemplare del primo Lukács. È stato collaboratore del quotidiano «il manifesto» e tra i fondatori della rivista «Forme di vita». Attivo anche nella pubblicistica musicale, collabora con i programmi di Rai-Radio3.