«Mi aspettavo qualcosina di più, son
sincero».
Un critico pignolo all’inverosimile
commenta le più note e scolasticizzate
poesie italiane, e trova errori di calcolo,
di misura, di chilometraggio, di logica,
e poi errori di meteorologia, di tempi di
percorrenza, di acustica, di assonometria, di
parallasse e così via. E vorrebbe consigliare
l’autore, se mai tornasse in vita, di
aggiustare la sua poesia, perché se già è in
parte valida, lo diventerebbe di più.
Devo dire che ci si diverte a leggere queste
meticolose e paradossali disamine, senza
che il poeta, se è un grande poeta, ne resti
scalfito o irriso. Casomai è il critico che,
nella sua maniacalità, nella sua stringente
incomprensione, diverte.
E. C.
Alberto Piancastelli, nato nel 1960 al confine fra Emilia e Romagna. Ha pubblicato nei primi anni Novanta disegni e vignette su «la Repubblica», «Satyricon», «Comix» e «Cuore». Suoi racconti sono usciti su giornali e raccolte antologiche.