Per Luca Ronconi, maestro e intellettuale in dialogo con la realtà del
suo tempo, il teatro è stato un insostituibile strumento di conoscenza.
Alla base del suo “non-metodo” era il serrato confronto con la parola del teatro tradizionale e della drammaturgia contemporanea, ma anche il rapporto con materiali non destinati in origine alla scena o,
nella regìa operistica, con la musica. La sua arte si nutriva poi di un’aspirazione all’utopia capace sia di creare messinscene “impossibili”, come Orlando furioso, Gli ultimi giorni dell’umanità o Infinites, sia
di concepire forme produttive inedite, come il Laboratorio di Prato o
l’esperienza del Centro Teatrale Santacristina.
A partire da tre parole chiave, Regìa Parola Utopia, e dalle testimonianze di uomini del teatro – a cominciare da attori e collaboratori di Ronconi – e della cultura, il volume esplora le dimensioni della sua
opera geniale e sfaccettata. La lezione di un grande artista in un racconto a più voci, ricco di suggestioni per il nostro presente e il nostro
futuro.