Nel romanzo I cosacchi, Tolstoj racconta
la giovinezza, in parte autobiografica,
del giovane Olènin, che lascia Mosca e la
depressiva vita mondana per andare come
allievo ufficiale in un villaggio cosacco di
confine, sul fiume Tèrek, di là dal quale
sorgono come meraviglie le alte cime
innevate del Caucaso, tra le quali abitano
le bellicose e antiche popolazioni nemiche
circasse e cecene. Avventure di guerra e di
caccia, il fascino altero delle giovani donne
cosacche, ma soprattutto l’ammirazione e
la nostalgia per la vita semplice e schietta
dei villaggi cosacchi, leggermente primitiva
ma anche pulita e fondata su tradizioni e
costumi più dignitosi e nobili della oziosa
nobiltà di Mosca.
Il romanzo è stato ideato quando a 24 anni
Tolstoj viveva nel Caucaso come ufficiale
d’artiglieria; prima doveva essere un trattato
etnografico (come si legge nei Diari, il
21 ottobre 1852); poi un poema, di cui è
rimasto un frammento; poi un racconto
dal titolo Il fuggiasco. La narrazione prende
la forma attuale con la pubblicazione nella
rivista «Russkij vestnik» nel 1863. Traduzione
esemplare di Agostino Villa.
Lev Tolstoj (1828-1910) apparteneva all’antica aristocrazia russa, precedente a Pietro il Grande. La madre muore quando aveva due anni, e il padre, da lui molto ammirato, a sette anni. L’infanzia, nonostante questi lutti, trascorre felice come una favola nella larga famiglia di una sorella del padre a Kazan’, piena di quei personaggi, parenti e servitori, che compariranno idillicamente nei ricordi e poi nei suoi libri. Come ufficiale d’artiglieria presta servizio nel Caucaso e partecipa all’assedio di Sebastopoli, nella difesa del quarto bastione, il bastione della morte. Abbandonata la carriera militare vivrà principalmente assieme alla moglie e ai tanti figli (quattordici) nella sua tenuta di Jasnaja Poljana, dove allestisce la famosa scuola per i figli dei contadini. Le sue opere sono universalmente conosciute, Guerra e pace (1865-69), Anna Karenina (1875-77) e i tantissimi racconti.