Scomponendo e ricomponendo i destini incrociati di alcuni complessi residenziali italiani del secondo dopoguerra, l’autore si accosta alla storia dei quartieri con uno sguardo ben diverso da quello – essenzialmente costruito a partire da una divisione settoriale dei saperi – che abbiamo ereditato dalla città del Novecento.
Cinque oggetti di studio situati in diverse parti della penisola
(Brianza, Reggio Emilia, Roma, Pesaro, Torino) vengono sottoposti
a un’osservazione ravvicinata, il cui fuoco non si colloca però dentro i singoli luoghi, quanto piuttosto nelle vicende che li attraversano, portando in primo piano lo spazio di risonanza che li unisce e
li separa. Categorie interpretative consolidate, come quelle basate sull’opposizione tra pubblico e privato o tra autoriale e anonimo, vengono provvisoriamente poste in parentesi da una lettura che insiste sul ruolo degli attori progettuali (tra gli altri, Osvaldo Piacentini, Vico Magistretti, Carlo Aymonino, Ludovico Quaroni), sullo studio dei processi e sulla circolazione trasversale degli immaginari.
Ne emerge un’attenzione a questioni ancora aperte quali la storia
dell’attuazione della legge n. 167 del 1962, del professionismo diffuso, del ruolo delle cooperative di abitazione come snodo tra culture progettuali e politiche per la casa.
Un libro narrativo nel suo incedere, argomentativo nel suo impianto, che indaga i modi attraverso i quali le storie dell’architettura, del territorio e del paesaggio possono costruire forme di generalizzazione capaci di non perdere il senso dei luoghi e di rinnovare le ragioni della loro dimensione pubblica.
Filippo De Pieri è professore associato di Storia dell’architettura presso il Politecnico di Torino. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo Il controllo improbabile. Progetti urbani, burocrazie, decisioni in una città capitale dell’Ottocento (FrancoAngeli, Milano 2005). Inoltre è curatore di Storie di case. Abitare l’Italia del boom (con Bruno Bonomo, Gaia Caramellino, Federico Zanfi, Donzelli, Roma 2013) e Porter le temps. Mémoires urbaines d’un site horloger (con Florence Graezer Bideau, MētisPresses, Genève 2021). Per Quodlibet ha curato Manifesto del Terzo paesaggio di Gilles Clément (2005, 2016) e La piramide rovesciata. Architettura oltre il ’68 di Giancarlo De Carlo (2018).