Il volume indaga le condizioni per le quali – a partire dall’invenzione dell’idea di “Natura Selvaggia” nel XVIII secolo – nel mondo occidentale contemporaneo si sia perso un approccio empatico nei confronti degli spazi naturali. Tale condizione ha veicolato la sottomissione di questi ultimi a ragioni che hanno alterato il nostro rapporto con essi, a vantaggio di uno sviluppo produttivo scisso dall’idea di natura e, nella maggior parte dei casi, distruttivo nei suoi confronti. In opposizione a tale approcio, si è parallelamente sviluppato un pensiero che ha portato alla nascita del movimento ecologista negli Stati Uniti d’America e nel Nord Europa tra la fine del XIX e la metà del XX secolo. Le azioni-reazioni che nel tempo si sono succedute sottolineano le differenze tra il mondo anglosassone e quello continentale rispetto all’idea di “natura”. Se il primo ha saputo efficacemente organizzare un pensiero accademico che ha esplorato lo strumento del progetto di paesaggio quale possibilità di lettura e riequilibrio delle problematiche ambientali, più eterogeneo è apparso l’approccio del secondo che, con differenze tra mondo nordico e mondo mediterraneo, fatica tutt’ora ad argomentare con risoluzione un pensiero del progetto di paesaggio, capace di riattualizzare ruoli e contenuto estetico e stabilire sinergie tra lo studio e la risoluzione di problematiche legate all’ambiente.
Laura Zampieri (1963) è architetto e Dottore di Ricerca in Paesaggio e Ambiente presso l’Università Sapienza di Roma. Coniuga la progettazione architettonica con la docenza e la ricerca universitaria nel campo dell’architettura del paesaggio. Nel 2006 ha fondato, con Paolo Ceccon, czstudio associati. È membro del Comitato scientifico dei “Quaderni del Centro Studi Mediterraneo del Paesaggio”, Comune di Carbonia-Università degli Studi di Cagliari-Fondazione Sardegna.