“Insegno sempre il metodo per primo, anzi le mie lezioni sono in prevalenza
di carattere metodologico. Prima il metodo, assolutamente. Consegnando gli
strumenti a chi mi ascolta, mi sento subito in pace con me stessa. ‘Il metodo
non può essere separato dal suo oggetto’ diceva Werner Karl Heisenberg. Ma
che il metodo non è regola, lo sanno e lo dicono tutti.
In architettura occorre inalare a fondo la realtà, metabolizzare ciò di cui si
compone, estrarne la sostanza. L’esprit de géométrie e la création poétique
nell’opera di Le Corbusier è di lezione.
Bruno Munari criticamente scrive: ‘Ci sono persone che di fronte al fatto di
dover osservare delle regole per fare un progetto, si sentono bloccate nella
loro creatività’. Edgard Morin invece ci insegna che ‘i progressi maggiori delle
scienze contemporanee si sono verificati reintegrando l’osservatore nell’osservazione’. Oggettivo e soggettivo, pertanto, ben stretti a braccetto, con il primo
che nulla conta in assenza del secondo. Prima si impugna bene il manico e poi
si tira di fioretto. Il Modulor di Le Corbusier tende l’insidia: ecco il segreto del
ben progettare! Ma è lui stesso a metterci in guardia: attenzione, Messieurs les
Architectes, il Modulor è come un pianoforte ben accordato: a voi suonarlo”.
Paola Veronica Dell’Aira, architetto, è professore associato in Progettazione Architettonica e Urbana presso l’Università Sapienza di Roma, ove è attualmente Responsabile Scientifico del Laboratorio QART-Qualità architettura territorio, Laboratorio per lo studio di Roma contemporanea. È docente di Laboratorio di Progettazione nel Corso di laurea in Scienze dell’Architettura e docente del Collegio di Dottorato in Architettura Teorie e Progetto. Per i tipi della collana DiAP PRINT ha pubblicato: Sottosuoli urbani (2015), Sette ragionamenti di architettura (2016), Il recupero dei siti di cava (2017), Residenza pubblica e condivisione identitaria (2019), Verba volant. Brevi lezioni di architettura non scritte (2022).