Pubblicato nel 1914, Stato e territorio rappresenta uno degli studi più orignali della scienza giuridica italiana di inizio Novecento. L’autore affronta il
tema della rilevanza del territorio nei rapporti fra gli Stati e nelle relazioni
fra Stato e individuo. Rifiutando i postulati delle teorie prevalenti, per le
quali il territorio è un elemento costitutivo dello Stato, la proposta di Donati si caratterizza per un realismo demistificante: il territorio è una cosa
oggetto di dominio. I modi di esercizio del dominio da parte di Stato, gruppi organizzati ed individui vanno stabiliti e regolati dal diritto.
Da queste premesse, Donati prende posizione su molteplici questioni: l’esistenza di Stati privi di un territorio stabile; la dimensione territoriale della sovranità e i suoi effetti; l’espansione territoriale degli Stati; lo
sfruttamento economico dei territori; l’estensione aerea e sotterranea della
sovranità territoriale; il diritto di migrare; il potere pubblico di conformazione della proprietà immobiliare; l’esistenza di spazi qualificabili come
beni comuni.
Il volume svela come un acuto giurista abbia tentato di razionalizzare i
problemi geopolitici della propria epoca, ma fissa, al contempo, una serie
di coordinate utili a comprendere le matrici culturali del presente.
Donato Donati (Modena, 1880 - Modena, 1946) è stato uno dei maggiori studiosi di diritto pubblico del secolo scorso. Docente di diritto costituzionale, internazionale, amministrativo ed ecclesiastico a Camerino, Macerata e Modena, raggiunse l’apice della carriera a Padova, dove contribuì a fondare la Scuola di scienze politiche e l’Istituto di diritto pubblico. Fondò e diresse la rivisita «Archivio di diritto pubblico». Fra le sue opere principali figurano le monografie su I trattati internazionali nel diritto costituzionale (1906) e Il problema delle lacune dell’ordinamento giuridico (1910), oltre al saggio su La persona reale dello Stato (1921). Altri contributi sono raccolti in Studi di diritto pubblico (1966).