Una grande città, Napoli – con le sue strade, le sue vedute, il suo
universo iconografico, la sua vocazione filmica – guardata a distanza
di anni attraverso gli occhi di due donne.
Elvira Coda Notari (1875-1946), la prima e più prolifica cineasta
italiana, tra il 1906 e il 1930 realizza più di sessanta lungometraggi, un centinaio di corti di «attualità» e numerosi brevi documentari
commissionati da emigrati napoletani trasferiti in America, finché la
censura fascista e la transizione al sonoro costringono la sua casa di
produzione, la Dora Film, a cessare le attività.
Giuliana Bruno, napoletana, si trasferisce a New York negli anni
Ottanta e lì inizia a ricostruire un momento particolare della storia
della sua città di origine; quello in cui, insieme al cinema, nasceva
la modernità, con i suoi innovativi linguaggi di movimento, i nuovi
mezzi di trasporto, le gallerie o passages e le altre trasformazioni tecnologiche e urbanistiche che rivoluzionarono le modalità della percezione tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento.
A partire da frammenti filmici, fotogrammi, copioni e scritti emersi da una lunga ricerca d’archivio condotta in Italia e negli Stati Uniti
tra quanto è rimasto a documentare la pionieristica opera di Elvira
Notari e della Dora Film, Rovine con vista fa propria la visione del
mondo di una regista dimenticata, che con la sua cinepresa ha cercato di catturare la città e le sue forme di vita «dal vero». Ne deriva
una ricognizione trasversale che coinvolge il cinema e la fotografia,
la letteratura e la storia dell’arte, la cultura popolare, i palcoscenici, le
riviste, l’architettura e la storia della medicina.
«Un bellissimo libro... Rovine con vista può
essere letto come racconto di un viaggio. Ci
si mette in movimento e si seguono due piste:
una, rigorosa e preziosissima, è la accurata
ricostruzione analitica del cinema di Elvira
Notari. L’altra, appena dissimulata da un filtro critico “alto” ma non impervio, è la tensione personale della donna che ha scritto il
libro. Parlando da regista, è come se adesso
esistesse un testo che potrebbe persino invitarmi alla trasposizione cinematografica, cioè
a un impossibile remake, di un film che di
fatto nessuno può più vedere. Oltre che per
il suo impegno critico, è di questa tensione
creativa e vitale che sono grato a Giuliana».
— Mario Martone
Giuliana Bruno, nata a Napoli, vive a New York. È titolare della cattedra di Visual and Environmental Studies alla Harvard University ed è nota a livello internazionale per la sua ricerca che esplora le intersezioni tra arti visive, architettura e media. Con Atlante delle emozioni. In viaggio tra arte, architettura e cinema (Bruno Mondadori, 2006; Johan & Levi, 2015) ha introdotto la categoria interpretativa della «geografia emozionale» e ha vinto il Premio Kraszna-Krausz per il miglior libro sulle immagini in movimento. Tra i suoi volumi si ricordano Pubbliche intimità. Architettura e arti visive (Bruno Mondadori, 2009) e Superfici. A proposito di estetica, materialità e media (Johan & Levi, 2016). Il suo ultimo libro è Atmospheres of Projection. Environmentality in Art and Screen Media (University of Chicago Press, 2022). Nel 2020 è stata insignita di un dottorato honoris causa dall’Institute for Doctoral Studies in the Visual Arts.