«Sbaglierò. Ma non so davvero chi, oggi, in Italia, sia in possesso di uno stile più maturo, di una intelligenza più viva e più umana, e, insomma, sia capace di far meglio di Bruno Fonzi.» — Giorgio Bassani
La commedia di costume che l’autore
mette in scena ha per protagonista la
borghesia media e alta della capitale,
della provincia, ma anche delle città
industriali del Nord, rappresentata
nella sua dimensione quotidiana di
piccole viltà, compromissioni, sogni,
velleità. I suoi personaggi rimangono
spesso ancorati a una trepidazione di
eterni adolescenti, protesi nello
sforzo di afferrare un brandello di vita,
poco favoriti dalle rivincite del caso o dell’imprevisto; la Storia, nei suoi
momenti più epici e memorabili,
li lambisce appena, cogliendoli
impreparati.
In quella zona grigia dove il singolo
individuo si nasconde dalle vicende
collettive si dispiega tutta la
modernità di Fonzi narratore: come in
quei racconti ambientati tra la fine
della guerra e la Liberazione, dove il
confine tra eroi, vittime e colpevoli
appare assai labile e confuso.
Ampio è il ventaglio delle situazioni e dei tipi umani che l’autore delinea:
dalle atmosfere campestri, dove il
richiamo della natura è minacciosa
sensualità, ai ritrovi di giovani
intellettuali nei caffè di una Roma
appena liberata e ancora attonita;
dalla rappresentazione del mondo
cittadino dei diseredati alla satira
sottile dei riti mondani.
La realtà, sembra voler dire Fonzi, è un
rifrangersi di equivoci, un teatrino
delle illusioni che produce uno
spettacolo sempre nuovo, beffardo,
esilarante, crudele.
Bruno Fonzi (Macerata 1914 - Torino 1976) ha studiato a Torino, dove è vissuto dopo una lunga parentesi romana. Ha compiuto numerose traduzioni di classici e di contemporanei (Boswell, Hemingway, Twain, O’Neill, O’Brien, Sontag). Oltre ai racconti, scritti tra il 1942 e il 1974 e qui riuniti nella loro totalità, Fonzi ha pubblicato due romanzi, Il maligno (Einaudi, 1964) e Tennis (Einaudi, 1973).