Parigi, superficie lucente ammantata di schiuma e di bave sanguigne.
Questa di Bruno Barilli è la spettacolare ed effervescente Parigi degli anni Venti, coi suoi luoghi sacrosanti, ancora celebrati ma in larga parte oggi evaporati. Il Moulin Rouge con le sue bellissime donne che prendono al vischio il visitatore, tra il lucore sulfureo e ferale, e l’angoscia solenne di un mondo che stava già per finire; e poi Montparnasse con la relativa popolazione di pittori e pittori falliti; l’Opéra, grande pignatta tra la malinconia dei lampioni elettrici accesi; e c’è pure l’ascolto di un concerto al grande teatro degli Champs-Élysées; e l’impressionante Museo delle Cere, macabro come un cimitero di risorti. Barilli, musicista e musicologo, scriveva queste cronache per i giornali del tempo, con una vivacità esuberante, un’intelligenza scoppiettante, sempre mista ad un’impalpabile ironia, che ne hanno fatto un autore molto ammirato; lo si legge ancora con sommo piacere. La prima edizione di Parigi è verosimilmente del 1938 . E.C.
Bruno Barilli (Fano 1880 - Roma 1952); studi musicali a Parma proseguiti in Germania. Compositore di due melodrammi: Medusa, 1914 e Emiral, 1915. È stato inviato speciale e critico musicale di numerosi giornali e riviste («La Concordia», «Il Tempo», «Corriere italiano», «Il Tevere», «L’Italiano», «Il Resto del Carlino», «La Nazione» ecc.). Nel 1919 è tra i fondatori de «La Ronda». La sua misura fu quella dell’elzeviro, dei pezzi brevi, stilati con un’immaginazione letteraria estrosa e sensuale, impregnata di allucinazione lirica; li ha raccolti via via a formare i propri libri, frutto di ascolto di concerti o di corrispondenze di viaggio: Delirama (1924), Il sorcio nel violino (1926), Il paese del melodramma (1929), Parigi (1938?), Il sole in trappola (1941), Il viaggiatore volante (1946), Capricci di vegliardo (1951), e Lo stivale (1952, postumo).