In Omero, Zeus assegna i destini agli uomini attingendo da due orci
posti accanto a sé, uno colmo di beni e l’altro di mali. Questa mescolanza determina il corso della vita umana, che non deve, non può essere
interamente felice: la felicità è un privilegio esclusivo degli dèi, e l’uomo
che supera, anche senza volerlo, il limite invisibile assegnato ai mortali
viene colpito con tanta maggiore spietatezza quanto più si è spinto in
alto nella scalata al cielo.
È questa la cosiddetta «invidia degli dèi», ben nota come formula,
spesso fraintesa nel suo significato profondo. Com’è possibile che gli
dèi provino invidia per gli uomini? Come può chi ha tutto e ha potere
su tutto nutrire un sentimento così tipico della meschinità umana? Dal
confronto con divinità poco compassionevoli, e dal sentirsi fuori posto
in cielo e in terra, nasce la saggezza greca arcaica, che ha posto temi e
problemi con i quali tutto il pensiero religioso, filosofico e politico dei
secoli successivi si è dovuto misurare. Attraverso le vicende esemplari
di Prometeo, Creso, Policrate, Serse, Agamennone, si ricompongono
le molte facce di una visione etica e sociale inquieta, avvincente per chi
crede che il modo migliore per conoscere e comprendere uomini tanto
lontani nel tempo sia, prima di tutto, quello di ascoltare le loro storie.
Di Giuseppe Dino Baldi Quodlibet ha pubblicato Morti favolose degli antichi (2010), Oracoli, santuari e altri prodigi (2013), Vite efferate di papi (2015), È pericoloso essere felici. L’invidia degli dèi in Grecia (2023), le traduzioni commentate della Spedizione verso l’interno (Anabasi) di Senofonte (2012), della Germania di Tacito (2019), della Terribile lingua tedesca di Mark Twain (2021), e la nuova edizione con introduzione e note del romanzo L’isola dei ciechi di Giuseppe Fraccaroli (2013). Tra i suoi saggi, Filologi e antifilologi (Le Lettere, 2006) e Enea Piccolomini. La filologia, il metodo, la scuola (Gonnelli, 2012).