Fino a un secolo fa, la dinamica sociale sembrava saldamente vincolata
alle norme istituite dagli Stati e agli obblighi contrattuali che garantivano il funzionamento dei mercati. Eppure già allora, al di sotto dei
meccanismi normativi dello Stato e del mercato, la vita collettiva era
consegnata a un genere di accordi molto più informali, esenti da obblighi e promesse, che David Hume designava col termine di convenzioni,
paragonandoli all’intesa spontanea che nasce tra due rematori sulla stessa barca, portati a imitare ciascuno il ritmo dell’altro.
A lungo trascurate dai grandi meccanismi istituzionali, le dinamiche
emulative che danno forma alle convenzioni sono gradualmente divenute, negli ultimi cento anni, il bersaglio principale di tecniche sempre
più sofisticate di manipolazione e controllo, seduzione e governo, che
hanno finito per creare una rete di legami sempre più fitti e opachi tra la
politica e l’economia. Norme e contratti, in questa zona grigia, perdono
la loro forza vincolante, lasciando trapelare una specie di normalità senza
norme. Mentre le grandi istituzioni diventano così sempre più fragili e
porose, al loro interno ha preso corpo un ordine sostitutivo, alimentato
dal continuo scambio tra potere e valore.
La difficoltà è che le convenzioni sono intrinsecamente ambivalenti:
sempre in bilico tra la festa e la guerra, possono veicolare tanto l’accordo
quanto il conflitto, tanto la stabilità quanto la crisi. Nell’universo della
convenzionalità domina perciò l’insicurezza, non c’è limite al possibile
e la normalità convive con lo spettro del tracollo di ogni ordine civile.
Su un terreno così insidioso, le forze che aspirano a un nuovo equilibrio
globale devono misurarsi con una rete di centri di dominio cresciuti alla
frontiera tra politica ed economia, pronti a rendere cronica l’insicurezza
pur di mantenere intatta la propria egemonia. La posta in palio, nello
scontro, è il governo del mondo. E l’esito non è mai stato tanto incerto.
Massimo De Carolis insegna Filosofia politica e Filosofia sociale all’Università di Salerno. È autore di numerosi saggi, tra cui La vita nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (Bollati Boringhieri, 2004), Nuovi disagi nella civiltà (con Francesca Borrelli, Francesco Napolitano e Massimo Recalcati, Einaudi, 2013). Presso Quodlibet ha pubblicato Il paradosso antropologico. Nicchie, micromondi e dissociazione psichica (2008, 2018), Il rovescio della libertà. Tramonto del neoliberalismo e disagio della civiltà (2017, 2021) e Convenzioni e governo del mondo (2023).