Religioni e pensiero dell’utopia a confronto, in un saggio che ne mette in luce connessioni e differenze. Secondo atto di un dittico aperto da Socialismo utopico, socialismo possibile (2021).
IT. Un breve testo per argomentare la tesi che religioni e pensiero dell’utopia sono formazioni tra loro concorrenti, asintoticamente orientate in
modi differenti verso un’alterità politico-sociale, ma che solo il secondo
è davvero compatibile con una pluralità di opzioni individuali riguardo
ai “fini ultimi”. Le religioni sono infatti le punte di diamante delle diverse culture, anche e soprattutto quando queste si vogliono “universalistiche”. Va apprezzato lo sforzo di papa Bergoglio di liberare il cattolicesimo da quell’ethnos in cui finiva col chiuderlo un Ratzinger; ma lo sforzo
è pressoché disperato, anche perché presso le altre confessioni religiose
il legame con le culture sul cui suolo sono sorte è strettissimo.
Il pensiero dell’utopia, invece, non poggia su nessuna base solida; l’elemento suo proprio è quello rarefatto della teoria – e, nei confronti
delle culture, si pone come una sorta di lingua artificiale, un esperanto nato sì, storicamente, nel mondo occidentale moderno, ma come
un insieme di proposizioni o proposte che hanno la caratteristica di
essere “astratte” rispetto a questa o quella forma di vita particolare.
Ma quella che a tutta prima sembra la sua intrinseca debolezza può
risultare l’unica carta da giocare per affrontare i destini della specie
umana su un pianeta ormai alla deriva.
EN. This short reflection argues that religions and utopian thought
find themselves in a situation of mutual competition. Both aim in
asymptotical and different ways towards a social and political otherness, but only utopia is really compatible with a plurality of individual options about “ultimate aims.” In fact, religions are the jewel
in the crown of all cultures, particularly when they represent themselves as “universal” actors. Pope Bergoglio’s effort to rid Catholicism
of the ethnos which Ratzinger imposed upon it is not to be dismissed,
but his attempt is nearly hopeless as other religions are very strictly
bound to the cultures they emerged from.
Utopian thought, on the other hand, has no solid foundations; its
natural element is that rarefied one named theory. It is a kind of artificial language in relation to cultures, an Esperanto, originating in
western modernity, but as a body of ideas or propositions removed
from any particular tradition. Nevertheless, its essential weakness
may prove to be the only chance for mankind to face its destiny on a
planet now adrift.
IT. Rino Genovese (Napoli, 1953), ex ricercatore della Scuola Normale Superiore di Pisa, è attualmente presidente della Fondazione per la critica sociale in Firenze; ha pubblicato diversi articoli e libri, come Socialismo utopico, socialismo possibile (Quodlibet, Macerata 2021), Un illuminismo autocritico. La tribù occidentale e il caos planetario (Rosenberg & Sellier, Torino 2013) e Convivenze difficili. L’Occidente tra declino e utopia (Feltrinelli, Milano 2005); fa parte delle redazioni di «La società degli individui» e «Terzogiornale».
EN. Rino Genovese (Naples, 1953), former research fellow of the Scuola Normale Superiore of Pisa, is now President of the Foundation for Social Criticism in Florence; he has published several articles and books, such as Socialismo utopico, socialismo possibile (Macerata: Quodlibet, 2021), Un illuminismo autocritico. La tribù occidentale e il caos planetario (Turin: Rosenberg & Sellier, 2013) and Convivenze difficili. L’Occidente tra declino e utopia (Milan: Feltrinelli, 2005). He is a member of the Editorial Board of La società degli individui and Terzogiornale.