Questo studio indaga i presupposti e le problematiche che condussero Alexius Meinong (1853-1920) a elaborare la teoria dell’oggetto. Tale disciplina, intesa come la “trattazione scientifica dell’oggetto in quanto tale e nella sua generalità”, ha il suo fondamento nel principio dell’autonomia dell’oggetto rispetto a ogni operazione costitutiva messa in opera dalla soggettività. La determinazione della conoscenza a partire dal suo oggetto appare infatti l’unica istanza cui appellarsi per procedere a una fondazione del sapere. Tuttavia, la prima fase della riflessione di Meinong è percorsa da una tensione profonda tra l’incipiente tendenza realistica e le suggestioni rinvianti in senso lato al criticismo e allo psicologismo, che fa apparire quanto meno incerto l’approdo all’oggettivismo enunciato – in forma di programma – dalla Gegenstandstheorie. Raccogliendo l’eredità dell’empirismo inglese e nutrendosi del confronto con la nascente psicologia della Gestalt, nonché con la riflessione filosofica contemporanea orientata in senso logico e gnoseologico – che annovera Lotze e Sigwart, Wundt e Husserl tra i massimi rappresentanti –, Meinong affronta le tematiche della struttura percettiva, della costituzione degli oggetti sensibili e del loro rapporto con gli oggetti ideali, e il problema della correlazione tra il vissuto psichico soggettivo e l’oggettualità che è data in esso. Scopo del presente lavoro è mostrare come tali indagini non siano puramente residuali rispetto alla matura riflessione teoretico-oggettiva, ma come esse al contrario costituiscano lo sfondo preliminare, solo a partire dal quale può essere valutato il progetto della Gegenstandstheorie, rappresentando al contempo l’apporto più originale di Meinong al dibattito che animava la scena filosofica e psicologica tedesca di fine Ottocento.
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Marina Manotta è dottore di ricerca in Filosofia moderna e contemporanea. Ha svolto attività di ricerca post-dottorato presso l'Università di Graz. Ha pubblicato saggi su Meinong e la psicologia filosofica tedesca del primo Novecento in riviste e volumi collettanei. Ha curato (in coll. con S. Besoli) M. Scheler. Metodo trascendentale e metodo psicologico. Una questione di principio sulla metodica filosofica, Quodlibet, Macerata 2009.