Si raccolgono qui, per la prima volta in italiano, tutti gli scritti che Fernando Pessoa lascia attribuire al filosofo neopagano António Mora. Mora compare dapprima come personaggio narrativo di un racconto lacunoso – strambo paziente di una clinica psichiatrica che recita Eschilo vestito da antico romano –, quindi si emancipa come scrittore in proprio di libri solo frammentariamente scritti o abbozzati, di collezioni solo progettate o sognate; viene altresì presentato come direttore di una rivista che avrebbe dovuto avere risalto internazionale. Di lui ci restano vestigia di citazioni altrui e frammenti di libri che la filologia pessoana ha provato a organizzare e sistemare.
Al folle António Mora Pessoa affida, non senza un certo compiacimento ironico, il compito e la responsabilità di speculare su grandi questioni culturali come la storia e l’essenza del paganesimo, la sua ricostruzione nella società moderna, i suoi rapporti con le altre religioni e con il cristianesimo in particolare, la possibilità di fondare una scuola neopagana portoghese; ma lo proietta anche nelle dimensioni più rarefatte della speculazione (Introduzione allo studio della metafisica) o, di converso, nell’agone della stringente attualità (Dissertazione a favore della Germania nella guerra attuale). Nel loro insieme questi opera omnia, “ricostruiti” in ciò che promettevano, offrono una nuova chiave di accesso per comprendere meglio gli strati profondi dell’immaginario di Pessoa, facendo persino intravedere una delle matrici della stessa proliferazione eteronimica.
Di Fernando Pessoa (Lisbona 1888-1935) sono apparsi presso Quodlibet Il ritorno degli dèi. Opere di António Mora (2005), Pagine di estetica. Il gioco delle facoltà critiche in arte e in letteratura (2006) e Teoria dell’eteronimia (2020) e Sul fascismo, la dittatura militare e Salazar (2022).