«L’analisi delle utopie sociali presentate in questo libro comporta, in maniera implicita, l’atto d’accusa e la critica di quei due ‘cattivi’ dei nostri tempi che sono: ‘lo Stato mafia’ e la ‘mafia dei media’ (stampa, televisione ecc.). L’esistenza di uno Stato mafia deriva dall’impossibilità di conservare la forma dello Stato democratico classico non appena le sue dimensioni oltrepassano certi limiti, e la ‘mafia dei media’ ne è una diretta conseguenza, a causa dell’impossibilità della comunicazione globale (mondiale). Internet può essere portato ad esempio del fatto che questa impossibilità non è il risultato di difficoltà tecniche ma deriva invece dalla fondamentale inabilità umana alla comunicazione generalizzata (di tutti verso tutti). Il fallimento di queste due utopie generose, la democrazia e la ‘comunicazione globale’ tra gli uomini, comporta logicamente il formarsi di mafie che agiscono in nostro nome, contro i nostri interessi.
Oltre che un atto d’accusa questo libro vuole contemporaneamente essere un atto di incoraggiamento: l’individuo va incoraggiato a non dare il proprio aiuto né il proprio tacito consenso a queste due mafie. Non è un invito alla rivoluzione, bensì un invito alla resistenza». (Dall’Introduzione)
Yona Friedman (1923-2020), architetto, si è formato assistendo, tra le altre, ad alcune importanti conferenze di Werner Heisenberg e Károly Kerényi. Dopo la seconda guerra mondiale, che lo vede attivo nella resistenza antinazista, si trasferisce e lavora per circa un decennio a Haifa, in Israele. Dal 1957 vive a Parigi. Ha insegnato in numerose università americane, e ha collaborato con l’Onu e l’Unesco. La sua intensa attività saggistica spazia dall’architettura alla fisica, dalla sociologia alla matematica. Negli ultimi anni Friedman è stato invitato alla undicesima edizione dei Documenta di Kassel e a diverse Biennali di Arti visive di Venezia. Alla sua opera è dedicato il volume: Yona Friedman, Manuel Orazi, The Dilution of Architecture, edited by Nader Seraj, Park Books, Zürich 2015.