Il melogramma, nel suo gioco di suono e significato, musica e linguaggio, è al centro degli studi proposti in questa raccolta; un'analisi che muove dalle opere di Monteverdi, Schönberg, Bizet, Verdi e Guaccero. Quella che si propone è una fenomenologia del melodramma, in un incrocio produttivo di competenze filosofiche e musicologiche. In un primo senso, dunque, il filo conduttore è rappresentato dall'applicazione del metodo fenomenologico – nato con Husserl, ma le cui origini si possono rintracciare anche in momenti diversi, e talora aurorali, della storia del pensiero – al teatro musicale. Ma in un secondo e più ampio senso fenomenologia del melodramma significa seguire il dramma musicale nei suoi aspetti molteplici, pluristratificati, di musica e parola, invenzione drammatica e realizzazione scenica, cercando di corrispondere interamente alla complessità di questo genere artistico. Significa riflettere sulle molte categorie estetiche che esso mette in gioco, dal tragico al comico, e sugli infiniti intrecci che legano l'evoluzione storica del melodramma ai fenomeni sociali e politici. Non solo Husserl, quindi, ma anche Nietzsche, Benjamin, Adorno, Heidegger costituiscono il retroterra filosofico di queste indagini. Nella convinzione che unicamente indagando il nesso tra musica e concetto si può raggiungere un'adeguata comprensione dell'opera melodrammatica, fornirsi degli strumenti necessari per la sua critica, comprendere i legami sempre nuovi che stringono gli elementi della narrazione con il gesto musicale
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