L’attuale situazione storica, che va sotto il nome di post-modernità, sembra essere caratterizzata dall’indifferenza dei generi di discorso e delle forme di vita. La crisi dei cosiddetti metaracconti, delle grandi narrazioni legittimanti, ha lasciato il posto ad un ‘tutto va bene’ che abolisce la possibilità del giudizio e l’esercizio della decisione. E la coscienza, soprattutto quella filosofica, sembra godere della propria irresponsabilità. Filo conduttore del presente lavoro è, al contrario, che proprio la decadenza dei meta-racconti impone al pensiero l’assunzione di una responsabilità tanto più radicale quanto più priva di rassicurazione. Prendendo le mosse dall’esperienza di Auschwitz, segno della nostra attualità storica, evento in cui sprofonda il pensiero vigile e che costituisce tuttora il nostro più proprio ‘impensato’, questo libro tenta di restituire alla filosofia quella ‘dignità del pensare’ che, sola, ne giustifica la già incerta esistenza.
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Bruno Moroncini insegna Antropologia filosofica all’Università di Salerno. Fra le sue pubblicazioni più recenti: La comunità e l’invenzione (Cronopio, 2001), Il sorriso di Antigone. Frammenti per una storia del tragico moderno (Filema, 2004), Sull’amore. Jacques Lacan e il Simposio di Platone (Cronopio, 2005).