Definizioni. La fine del postmoderno. Alla ricerca di un canone italiano. Destra e sinistra in letteratura. Postmodernità e neoavanguardia. Come insegnare letteratura moderna? Dov’è finita l’industria culturale.
Esempi. Calvino moralista. Elsa Morante e il sogno della cattedrale. Per Enzensberger, una lettera dall’Italia. Per Auden, in confidenza. Adorno, filosofo e scrittore. Pasolini e la classe dirigente. Eco e la letteratura.
Un pamphlet: Stili dell’estremismo. I rumori dell’essere: Heidegger, Derrida, Severino. Stili dell’estremismo: Fortini, Zolla, Tronti, Calasso. Cioran, il più pessimista.
Tre panorami. Le angosce dello sviluppo. Scrittori italiani e modernizzazione 1958-1975. La poesia italiana alla fine del Novecento. Saggistica e stili di pensiero 1980-2000.
«Care lettrici e cari lettori,
forse non ve ne siete accorti, ma la vostra vita si è svolta finora all’interno di un’epoca chiamata postmoderna.
La parola la conoscete. Circola da parecchi anni. Arriva quasi sempre all’improvviso, nel corso di un articolo, in mezzo a una conversazione, durante un dibattito alla radio o alla tv. Qualcosa, in definitiva, è postmoderno, qualcuno è quello che è perché è postmoderno, un fenomeno strano e inspiegabile si spiega in quanto postmoderno. Con questo termine ondeggiante, suggestivo, decisivo, che sembra alludere a qualcosa di preciso e di tecnico e insieme sfuma nell’epocale, si riesce a dire tutto il male e tutto il bene. Postmoderno è un’accusa. Postmoderno è una lode. Se è postmoderno vuol dire che è degenerativo, peggiore, peggiorato, poco serio, un po’ scadente, ripetuto male, irresponsabile, frivolo. Se è postmoderno, però, sarà anche più attuale, più moderno ancora, rivolto al futuro, divertente e leggero, colto senza essere noioso, sofisticato senza essere elitario, complesso senza essere oscuro.
Il postmoderno potrebbe anche essere definito un “come finisce il Novecento”. Perciò siamo qui per annunciare che il postmoderno è finito, finisce ora, in questo momento, nel momento stesso in cui stiamo parlando della sua fine.
Care lettrici e cari lettori, siamo entrati in una nuova era. Ne avete già sentito parlare. Io propongo di chiamarla l’Età della mutazione».
Alfonso Berardinelli (Roma 1943) ha pubblicato tra l’altro La poesia verso la prosa. Controversie sulla lirica moderna (Bollati Boringhieri 1994), L’eroe che pensa. Disavventure dell’impegno (Einaudi 1997), La forma del saggio. Definizione e attualità di un genere letterario (Marsilio 2002), premio Viareggio. Con Piergiorgio Bellocchio ha fondato la rivista «Diario» (1985-1993), interamente scritta dai due direttori. Con Hans Magnus Enzensberger ha pubblicato Che noia la poesia. Pronto soccorso per lettori stressati (Einaudi 2006). Presso l’editore Le Lettere è uscito nel 2007 il volume Alfonso Berardinelli, il critico come intruso, a cura di Emanuele Zinato.