Catalogo / La parola solitaria

La parola solitaria
Il monologo nel teatro francese del Seicento
ISBN 9788874621651
2008, pp. 212
140x215 mm, brossura
€ 18,00
€ 17,10 (prezzo online -5%)
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Il libro

Non c'è trattato o saggio teorico, remoto o recente, sul linguaggio teatrale in cui il monologo non sia definito in realzione al dialogo e non sia giudicato, rispetto a questo, in modo più o meno accentuato, una forma impura, inverosimile, o addirittura incompiuta, cui affidare solo alcune ristrette funzioni. D'altra parte non c'è epoca in cui il monologo non abbia intrigato i drammaturghi, attirato gli attori, appassionato il pubblico e goduto di spazi che oggi sembrano addirittura allargarsi. La storia di queste due modalità, il dialogo e il monologo, perennemente opposte, si intreccia con la storia stessa dell'evoluzione dell'arte drammatica. È  soprattutto in Francia nel Seicento – epoca del trionfo dell'arte della conversazione – che il dibattito sull'opposizione fra dialogo e monologo si fa intenso e spinge i drammaturghi a sperimentare e a superare i confini fra le diverse forme del discorso teatrale. Jean Racine è indubbiamente il drammaturgo che più di ogni altro ha saputo sfruttare le potenzialità del monologo e rappresentare, atttraverso questa modalità, l'interiorità lacerata, il flusso e riflusso delle emozioni, ma soprattutto mettere in scena la frammentazione del discorso, lo sfibramento della parola, l'emergere del silenzio, del tacere e del taciuto illustrando una parola paradossale, impreziosita con i più bei fiori dell'eloquenza per raccontare la tragica impossibilità di dire.

Indice
  • Introduzione
  • Parte prima. Successo e declino di una forma:
    • 1. Dialogo o monologo: un’eterna questione
    • 2. Il tempo del monologo (1600-1635)
    • 3. Verso una nuova scena (1635-1660)
    • 4. Racine infine venne
  • Parte seconda. L’atipico esempio raciniano:
    • 1. La Thébaïde o il ritorno del monologo
    • 2. La marginalità del monologo. L’esempio di Alexandre
    • 3. Il fallimento della comunicazione
    • 4. La scelta del dialogo: Britannicus
    • 5. La «langue embarassée»: il silenzio di Titus
    • 6. Bajazet: il linguaggio della passione
    • 7. Il linguaggio del padre
    • 8. Phèdre: l’espressione del silenzio
  • Conclusione
  • Bibliografia
L'autore
Antonietta Sanna

Antonietta Sanna insegna letteratura francese all'Università di Pisa. Si occupa di questioni di genetica testuale e di rapporti fra testo e immagine nella creazione letteraria. È autrice di numerosi saggi dedicati all'opera di Paul Valéry, di Alfred de Vigny e Jean Racine, con un interesse particolare per la commistioni di generi. Ha tradotto Dumas, Céline, Semprun, Cormann, Metz. È membro dell'Institut des Textes et Manuscrits Modernes, del CNRS di Parigi, e collabora all'edizione critica dei Chaiers di Paul Valéry.

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