A cura di Francesco Paolo Adorno
Testo originale a fronte
Economista di formazione fisiocratica, studioso di mathématique sociale, filosofo del progresso, Jean-Antoine-Nicolas de Caritat, marchese di Condorcet (1749-1794) fu fra le poche grandi figure dell'Illuminismo cui fu data in sorte la possibilità di assistere, da protagonista, agli eventi rivoluzionari francesi di fine Settecento, dagli esordi all'apogeo del potere giacobino. Il testo che qui presentiamo è un lungo frammento preparatorio all'ultima delle dieci epoche della sua incompiuta storia dell'umanità scritta dal punto di vista dei progressi dell'intelletto: il Quadro storico dei progressi dello spirito umano, di cui riuscì, nelle ultime, disperate settimane della sua vita, a comporre l'abbozzo. Da immagine del paradiso perduto, il mito di Atlantide si trasforma nella riflessione di Condorcet in un «inno ai tempi futuri», in metafora di uno Stato ideale a venire, basato sulla garanzia dei diritti dell'uomo e sullo sviluppo delle scienze, esaltate non solo, come voleva Bacone, in quanto supporto al miglioramento materiale delle condizioni di vita dei cittadini, ma anche in quanto fattore decisivo dello stesso miglioramento morale degli individui, in un processo generale di perfezionamento e liberazione dall'ignoranza e dalla paura.