Approntata dall’autore stesso, ma uscita postuma nel 1920 presso Treves a pochi mesi dalla sua morte, questa scelta di novelle copre il periodo della maturità di Tozzi e della sua ormai avviata affermazione nel mondo letterario italiano, che, se la morte prematura non lo avesse sorpreso, si sarebbe evoluta in sicura preminenza.
Ma già la nutrita produzione nel breve arco della sua vita (1883-1920), sia nell’ambito dei romanzi (tra i quali l’assoluto capolavoro Con gli occhi chiusi), sia in quello delle novelle, configura Tozzi come uno dei massimi narratori italiani. Autore poco adattabile ad un gusto facile di lettore, impietoso e crudo come pochi altri nel disvelamento della condizione umana, senza l’attenuazione del (pur amaro) riso pirandelliano o dell’ironia sveviana, refrattario ad ogni rigida determinazione critica, Tozzi, nelle sue novelle, manifesta una rara forza espressiva, nonché una virtù innovativa sia nella trattazione dei temi e dei personaggi, che nella strutturazione formale del narrare. Di tali qualità è ottimo esempio la raccolta Giovani, la cui riproposta è qui accompagnata, nell’Introduzione, da una lettura che per la prima volta si è potuta giovare di riferimenti alla lezione originaria (manoscritta o dattiloscritta) dei testi.
Federigo Tozzi (Siena 1883 - Roma 1920) è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo e giornalista italiano. Per lungo tempo misconosciuto, è stato rivalutato solo molti anni dopo la sua morte ed è oggi considerato uno dei più importanti narratori italiani del Novecento. Dopo le prose liriche Bestie (1917), pubblicò il romanzo Con gli occhi chiusi (1919) e le novelle poi riunite in Giovani e L’amore (entrambi del 1920).