A cura di Alberto Gualandi
Pubblicato per la prima volta in tedesco nel 1963, Il vivente umano e la follia rappresenta una sintesi chiara e sistematica della riflessione filosofica di Erwin Straus (Francoforte 1891-Lexington 1975). Esponente della scuola fenomenologico-psichiatrica, cui appartennero autori come Ludwig Binswanger, Victor-Emil von Gebsattel, Eugène Minkowski, Straus si discosta dagli altri membri di tale scuola per un’attenzione rinnovata verso il mondo della vita, per un costante ritorno ai temi dell’animalità, della corporeità, sensoriale e motoria, per un approfondimento incessante della dimensione prelinguistica e preconcettuale, che accomuna l’esperienza umana e animale al di là di ogni idealizzazione della filosofia tradizionale, ma anche della fenomenologia coscienzialista ed esistenziale. Tramite l’analisi sistematica delle strutture a priori incorporate nelle diverse modalità sensoriali, questo scritto ha innanzitutto di mira la rifondazione della psichiatria sulla base di una nuova filosofia. Una filosofia che si arricchisce dell’esperienza vissuta della malattia, che accetta di definire la ragione in un rapporto dialettico e comunicativo con la follia, ma che dev’essere innanzitutto capace di fornire alla psichiatria una risposta plausibile a una domanda fondamentale, che va intesa in un senso al contempo trascendentale e materiale, a priori e corporale: in che modo dev’essere fatto quell’essere vivente che è l’uomo affinché qualcosa come la malattia mentale sia, per esso, in generale possibile?
Erwin Walter Maximilian Straus nasce a Francoforte sul Meno l’11 novembre 1891 da un’agiata famiglia ebraica. Conclusi gli studi liceali al Lessing Gymnasium di Francoforte, Straus intraprende lo studio della medicina a Berlino, Zurigo, Monaco e Gottinga, dove tra il 1911 e il 1914 frequenta le lezioni di Kraepelin, Bleuler e Jung e, per interesse personale, i corsi di Husserl, Reinach, Lipps, Geiger, Stumpf, Riedel, Benno Erdmann. Avviatosi a una brillante carriera medica e universitaria nella capitale tedesca, nel 1938 Straus fugge dalla Germania – aiutato da un attivista nazionalsocialista in cura presso di lui – rifugiandosi con la moglie negli Stati Uniti, dove lavora come insegnante di psicologia presso il Black Mountain College in North Carolina. Esortato dalla moglie, nel 1946 rifiuta la cattedra di psicoterapia dell’Università di Berlino e assume, fino al 1961, l’incarico di consigliere psichiatrico e Director of Professional Edcation and Research del Veterans Administration Hospital di Lexington e, dal 1956, quello di docente nella locale Università del Kentucky.
Insieme a Ludwig Binswanger, Victor-Emil von Gebsattel e Eugène Minkowski è considerato uno degli esponenti di spicco della scuola fenomenologico-psichiatrica, denominata da alcuni studiosi Wengener Kreis. Muore a Lexington, nel Kentucky, il 20 maggio del 1975.