«Non c’è niente di cui m’informi così volentieri come della morte degli uomini: le ultime parole, l’aspetto, il contegno tenuto in quel momento. Se fossi un editore, farei un repertorio ragionato delle varie morti. Chi insegna agli uomini a morire, insegna loro a vivere». – Montaigne, Saggi, xx
Il libro racconta i casi di morte più ammirevoli, impressionanti ed esemplari tratti dall’antichità greca e latina. Sono qui raccolte come in un repertorio le morti di poeti, filosofi, re, eroi, condottieri, imperatori, inventori, atleti, popoli interi e città.
Perché questo interesse ai modi di morire dell’antichità?
Perché gli antichi, ignari di quello sterile attaccamento alla vita che caratterizza l’epoca moderna, avevano elaborato forme classiche, canoni e modelli per morire in modo significativo: cioè in modo ambizioso, elaborato e appropriato per la vita di ciascuno. Sapevano gli antichi che la morte non è qualcosa che viene da fuori a prenderci e portarci via, ma è ancora pienamente dentro la vita, ci rappresenta e ci rappresenterà per sempre.
Di Giuseppe Dino Baldi Quodlibet ha pubblicato Morti favolose degli antichi (2010), Oracoli, santuari e altri prodigi (2013), Vite efferate di papi (2015), È pericoloso essere felici. L’invidia degli dèi in Grecia (2023), le traduzioni commentate della Spedizione verso l’interno (Anabasi) di Senofonte (2012), della Germania di Tacito (2019), della Terribile lingua tedesca di Mark Twain (2021), e la nuova edizione con introduzione e note del romanzo L’isola dei ciechi di Giuseppe Fraccaroli (2013). Tra i suoi saggi, Filologi e antifilologi (Le Lettere, 2006) e Enea Piccolomini. La filologia, il metodo, la scuola (Gonnelli, 2012).