Traduzione di Paolo Tramannoni
Con una nota di Manuel Orazi
«Noi pensiamo allo stesso tempo per parole e per immagini. Ma le regolarità esprimibili a parole e quelle contenute nelle immagini non sono le stesse. Con le parole, presentiamo una accumulazione; con le immagini, una totalità. Una "cosa" (e quindi l’universo) appare diversa a seconda che la si presenti a parole o con le immagini. Le parole sono perfette per analizzare un’esperienza; per esprimere le totalità, abbiamo bisogno delle immagini.
Costruire un’immagine – è questa, dunque, la contraddizione di fondo. Costruire: cioè mettere insieme delle cose elementari, e formare a partire da esse una cosa unitaria. L’immagine è invece fin dal principio una cosa unitaria, che perde qualsiasi valore se la si scompone. Io non conosco la realtà, ma mi sembra che la si possa affrontare solo con l’immagine. È ciò che fanno i cani, ma che può capitare di fare anche a noi. L’intera storia dell’umanità può essere rappresentata da una sequenza di immagini.
Architettura: saper costruire. Non solo degli edifici: il campo d’azione è più vasto. Si parla di architettura di un romanzo, di una sinfonia, ma anche del corpo umano o del diritto romano […] “Architettura” significa anche assenza di regole prestabilite: è essa stessa a condurre alla creazione di regole. “Architettura” implica una costruzione articolata, una costruzione bastante a se stessa». L’ordine complicato si propone dunque come una nuova monadologia che mette in relazione discipline tradizionalmente separate come mondi chiusi (l’architettura, la fisica, la matematica), illustrata da disegni al tratto e accompagnata da una versione a fumetti realizzata dallo stesso autore. Un agile pamphlet che è anche un viatico verso i misteriosi meccanismi della creatività.
Yona Friedman (1923-2020), architetto, si è formato assistendo, tra le altre, ad alcune importanti conferenze di Werner Heisenberg e Károly Kerényi. Dopo la seconda guerra mondiale, che lo vede attivo nella resistenza antinazista, si trasferisce e lavora per circa un decennio a Haifa, in Israele. Dal 1957 vive a Parigi. Ha insegnato in numerose università americane, e ha collaborato con l’Onu e l’Unesco. La sua intensa attività saggistica spazia dall’architettura alla fisica, dalla sociologia alla matematica. Negli ultimi anni Friedman è stato invitato alla undicesima edizione dei Documenta di Kassel e a diverse Biennali di Arti visive di Venezia. Alla sua opera è dedicato il volume: Yona Friedman, Manuel Orazi, The Dilution of Architecture, edited by Nader Seraj, Park Books, Zürich 2015.