Già allievo e poi successore di Wittgenstein sulla cattedra di Cambridge, John Wisdom (1904-1993) è stato una figura di primissimo piano nella filosofia inglese della prima metà del ’900, e tuttavia oggi è largamente quanto incomprensibilmente dimenticato. In parte, quest’amnesia può essere dovuta al suo stile letterario originale e al suo profondo interesse per la psicoanalisi e il romanzo, due cose poco comuni nel mainstream della filosofia anglosassone di oggi. Ha dato contributi originali su tutti i principali problemi epistemologici e metafisici della filosofia analitica; tra le sue opere: Le altre menti, Filosofia e psicoanalisi e Paradox and Discovery. Un aspetto particolare della produzione di Wisdom sono i lavori che ha dedicato alla religione e in particolare all’analisi della credenza in un Dio personale e in una vita oltre la morte, alcuni dei quali considerati ormai classici. Tra i suoi meriti in questo campo c’è anche quello di aver contribuito a superare l’idea della religione come discorso «privo di significato», una concezione tipica del positivismo logico e di cui lo stesso Wittgenstein, pur attribuendo alla religione un’importanza vitale, non era riuscito a disfarsi. Questo volume – in cui lo troviamo in dialogo con William James, Wittgenstein, Freud, Tolstoj e altri – raccoglie tutti gli scritti di Wisdom di argomento religioso, pressoché interamente inediti in italiano e con una nuova traduzione dell’unico già tradotto in precedenza, il celebre Gods, un saggio che ha lasciato un segno nella filosofia della religione contemporanea.
John Wisdom (Leyton, Essex, 1904 - Cambridge 1993) Filosofo britannico, studia a Cambridge con Moore, Broad e McTaggart, e soprattutto, dal 1934, con Wittgenstein, un incontro decisivo per la formazione del suo pensiero. Della nuova filosofia di Wittgenstein diventa in qualche modo un propugnatore se non un portavoce, nel periodo in cui non erano ancora note al pubblico le Ricerche filosofiche. Il raggio dei suoi interessi è ampio e va dai tipici problemi dell’empirismo logico degli anni Trenta, come la costruzione logica dei concetti e la conoscenza della materia, al problema della nostra conoscenza delle menti degli altri e al «problema mente/corpo», al ruolo della metafisica, a una valutazione dei contributi offerti alla filosofia dalla letteratura e soprattutto dalla psicoanalisi, alla natura della credenza religiosa e al significato degli enunciati di fede. Proprio il recupero e il ripensamento del discorso metafisico, letterario e religioso rappresenta forse il suo contributo più originale. Nel 1952 assume a Cambridge la cattedra di filosofia che era stata di Wittgenstein e che egli terrà per 16 anni, concludendo la sua carriera con un incarico alla University of Oregon (1968-1972). Apprezzato ma anche mal compreso per il suo stile personale e vivace, è stato pressoché dimenticato dalla filosofia analitica degli ultimi trent’anni.