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Logica
1904-1906
A cura e con introduzione di Giuliana Mancuso
ISBN 9788874623716
2011, pp. 368
155x240 mm, brossura
€ 34,00
€ 32,30 (prezzo online -5%)
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Il libro

Nel 1906 Max Scheler si stacca bruscamente dal suo giovanile neokantismo, ritirando dalle stampe il primo dei due volumi che avrebbero dovuto comporre l’ambiziosa opera sulla logica alla quale aveva iniziato a lavorare nel 1904. Tale scritto presenta l’autore nella veste inedita e sorprendente dell’idealista logico, a fronte di una fama legata per lo più alla fenomenologia di orientamento realistico.
Segnando l’apice del neokantismo professato agli esordi da Scheler e precedendone insieme l’abbandono, la Logica non solo offre un punto di vista privilegiato per vedere sotto nuova luce la tormentata vicenda intellettuale del filosofo, ma possiede ulteriori e cospicui motivi di interesse: vi si ritrovano, infatti, una critica approfondita della teoria empiriocriticistica della conoscenza, un confronto serrato con lo Husserl autore delle Ricerche logiche, nonché la discussione delle posizioni assunte da alcuni tra i principali protagonisti del dibattito logico interno all’Ottocento filosofico tedesco: da Herbart e Drobisch a Lotze e Sigwart. Ed è proprio sullo sfondo di tale dibattito – che ha per oggetto la fondazione, la finalità e le possibilità di sviluppo della logica, nonché i rapporti di tale disciplina con le scienze da un lato e l’indagine filosofica sul loro metodo e statuto dall’altro – che occorre proiettare la Logica «trascendentale e oggettiva» predisposta da Scheler in queste pagine (nonché l’inattuale giudizio sulla logica matematica che essa prevede). Una logica non concepita come disciplina formale, ma come «teoria della scienza», che intende rimarcare la sua peculiare novità rispetto alla logica tradizionale nella trattazione delle questioni metafisiche ed epistemologiche sollevate dall’interrogazione sulla possibilità della conoscenza scientifica.

Indice
  • La Logica di Scheler tra la “questione logica” e il dibattito sullo psicologismo di Giuliana Mancuso
  • Max Scheler. Profilo della vita e delle opere
  • Nota al testo
  • Logica
    • I. Compito e oggetto della logica
    • II. Natura peculiare della legalità logica
    • III. Le presunte strutture finalistiche del pensiero
    • IV. Il pensiero della logica e l’estensione della sua legalità
    • V. La logica e il concetto di scopo in generale
    • VI. La logica biologica dello scopo e i suoi errori di principio
    • VII. Il concetto di verità e la logica metafisica
    • VIII. Forma e materia (la logica formale)
    • IX. Il rapporto tra giudizio e inferenza
    • X. Il valore del sillogismo
  • Nota terminologica
  • Indice degli argomenti
  • Indice dei nomi
L'autore
Max Scheler

Max Scheler nacque a Monaco il 22 agosto 1874. Iniziò i suoi studi universitari a Monaco, per poi trasferirsi a Berlino e infine a Jena, dove si addottorò in filosofia nel 1897 sotto la guida di Rudolf Eucken, e dove conseguì l’abilitazione nel 1899 con una tesi dal titolo Il metodo trascendentale e il metodo psicologico, contenente un confronto critico e serrato con la scuola neokantiana. Nel 1906 trasferì la sua abilitazione a Monaco, e si accostò progressivamente alla fenomenologia di Husserl, che aveva conosciuto nel 1902. Costretto nel 1910 a lasciare l’insegnamento a Monaco in seguito a uno scandalo privato, visse tra Berlino e Gottinga lavorando come libero scrittore. Tra il 1912 e il 1916 collaborò come curatore allo «Jahrbuch für Philosophie und phänomenologische Forschung» e pubblicò una serie di scritti sulla fenomenologia della vita emotiva e  sulla critica dell’uomo borghese – nonché il fondamentale lavoro di filosofia morale, Il formalismo nell’etica e l’etica materiale dei valori –  grazie ai quali si impose come uno dei maggiori esponenti del movimento fenomenologico. Convertitosi al cattolicesimo nel 1916, al termine di un complesso itinerario personale, elaborò un’originale concezione della filosofia della religione in chiave fenomenologica, che trovò la più completa esposizione nell’opera del 1921, L’eterno dell’uomo. Al termine della guerra, che lo vide impegnato in missioni diplomatiche all’estero, fu chiamato alla cattedra di filosofia e sociologia dell’Università di Colonia. Negli anni successivi, contraddistinti da una profonda crisi religiosa sfociata nel rifiuto del cristianesimo, rivolse i suoi interessi verso la sociologia e l’antropologia filosofica, di cui delineò i tratti fondamentali nello scritto del 1926, La posizione dell’uomo nel cosmo. Trasferitosi nel 1928 a Francoforte sul Meno per ricoprire la cattedra di filosofia, morì d’infarto il 19 maggio dello stesso anno.

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