Il Neobrutalismo è l’etichetta conferita, un po’ frettolosamente, a una certa produzione architettonica degli anni Cinquanta in Inghilterra in cui i coniugi Peter e Alison Smithson hanno fatto la parte del leone. Col passare del tempo però il concetto di Neobrutalismo si è ampliato fino a includere alcuni autori spesso poco considerati, però non trascurabili, e da rileggere secondo nuove prospettive storico-critiche, dagli italiani Vittoriano Viganò e Lina Bo Bardi al brasiliano Paulo Mendes da Rocha e ai cileni Bresciani, Valdes, Huidobro e Castillo.
Come spiega Anna Rita Emili, appare sempre più chiaro che il Neobrutalismo è stato piuttosto un movimento interdisciplinare così ramificato da avere delle implicazioni forti anche nell'architettura contemporanea dove termini come etica, identità, diversità, pensiero critico, diventano, ancora una volta, fattori essenziali in una realtà attuale fortemente caratterizzato da omologazione e globalizzazione.
Anna Rita Emili è ricercatrice in Progettazione Architettonica presso la Scuola di Architettura e Design UNICAM di Ascoli Piceno. È inoltre titolare dello studio di progettazione Altro Studio, con sede a Roma, www.altro-studio.com. Tra i suoi saggi pubblicati ricordiamo Richard Buckminster Fuller e le Neoavanguardie, Kappa, Roma 2003; Altro_studio, dalla casa provvisoria all’unità d’abitazione, Kappa, Roma 2005; Puro e semplice, l’architettura del Neo Brutalismo, Kappa, Roma 2008.