Protetti dalla corte di Elisabetta I d’Inghilterra, tra il 1583 e il 1585 si incontrano a Londra, stringendo amicizia, due esuli italiani per motivi di religione: Giordano Bruno (Nola 1548- Roma 1600) e Alberico Gentili (San Ginesio 1552 - Londra 1608). Il primo è l’inquieto filosofo che abbracciò il mondo copernicano trasformandolo in universo infinito e che la critica radicale del cristianesimo condusse sul rogo di Campo de’ fiori in Roma. Il secondo, uomo di autentica fede cristiana temperata da una forte razionalità, fu professore regio di diritto civile a Oxford e gettò le basi, insieme a Grozio, del diritto internazionale.
Il testo teatrale qui presentato ricostruisce, attraverso una libera utilizzazione delle opere dei due autori, l’intensa discussione che intercorse tra loro sui temi della filosofia e della religione, del diritto e della politica, centrati sul problema della violenza nel mondo, delle cause di essa e dei possibili rimedi.
Il primo atto ricostruisce l’intimo rispettoso dialogo, pur nella diversità delle tesi e delle ispirazioni, che si stabilì tra i due grandi esuli italiani, grazie anche alla protezione del poeta e diplomatico Philip Sidney. Nel secondo atto, mentre il destino di Bruno si va consumando tra Venezia e Roma, Gentili osserva, in dialogo con l’amico Tobias Matthew e in drammatico confronto con il Conte di Essex, il tracollo del mondo elisabettiano e la minaccia incombente delle guerre civili.
Licenziato in teologia e laureato in filosofia, Filippo Mignini è professore emerito di Storia della filosofia nell’Università di Macerata. Studioso della filosofia moderna, con particolare riferimento al periodo che va da Cusano a Leibniz, è noto per i suoi studi su Spinoza. Assessore alla cultura della Provincia di Macerata (1995-1999), ha avviato progetti di ricerca e pubblicazione su tre personaggi del territorio non adeguatamente valorizzati: Matteo Ricci, Alberico Gentili e Romolo Murri. Nel 2010, quarto centenario della morte di Matteo Ricci,
ha curato per la Regione Marche quattro grandi mostre su
Ricci a Pechino, Shanghai, Nanchino e Macao. Ha promosso
la costituzione di un Istituto Confucio a Macerata (2011),
grazie a una convenzione tra l’Università di Macerata
e la Normal University di Pechino.
Profondamente convinto della potenza coinvolgente e chiarificatrice del teatro, ha già promosso riduzioni sceniche di opere filosofiche, dallo Spaccio de la bestia trionfante di Bruno (1991) al Diogenes cynicus redivivus di Comenio (1992), e curato letture sceniche su Bruno (1999), Ricci (2001), Murri (2004 e 2007), Spinoza (2009) e Lucrezio (2012).
Per Quodlibet ha pubblicato: Per aver troppo amato il mondo. Dialogo in due atti sulla violenza tra un giurista e un filosofo (2012) e Europa e Cina.