Il problema del realismo – riassumibile nella domanda se le nostre descrizioni di senso comune o scientifiche del mondo esterno forniscano una rappresentazione fedele degli eventi e delle entità di una realtà oggettiva, indipendente da categorie linguistiche e processi epistemici – costituisce un tema a cui pressoché ogni filosofo, anche dopo Kant, ha sentito il dovere di dare una risposta. Willard Van Orman Quine non fa eccezione. Questo lavoro esplora tale problema, e quello a esso connesso della verità, nella filosofia della scienza e del linguaggio del celebre critico dei dogmi dell’empirismo nonché teorico della relatività ontologica, nella convinzione che in Quine si possano trovare argomentazioni tuttora valide in merito. Evidenziando le ambiguità e gli equivoci del dibattito realismo-antirealismo e confrontando le riflessioni del filosofo statunitense con le tesi di altri autori (soprattutto Hilary Putnam e Michael Dummett, ma anche Crispin Wright, Donald Davidson e Arthur Fine), il saggio individua nella concezione naturalistica quineana della conoscenza una delle forme più plausibili di realismo, benché non sempre valutata nella giusta prospettiva – una forma di realismo epistemico lontana non solo dal costruttivismo e dal relativismo ma anche dal tradizionale presupposto realista-metafisico, forse un altro dogma, della corrispondenza tra linguaggio e realtà.
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Antonio Rainone insegna Logica e Filosofia della scienza presso l’Università di Napoli “L’Orientale”. Tra le sue pubblicazioni: Azione, razionalità e causalità in Donald Davidson (Edizioni ETS, Pisa 1996), La riscoperta dell’empatia (Bibliopolis, Napoli 2005), Quine (Carocci, Roma 2010). Ha inoltre collaborato come consulente e redattore di filosofia a varie opere dell’Istituto della Enciclopedia Italiana, tra cui XXI Secolo, vol. Norme e idee, diretta da Tullio Gregory (Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2009).