I rapporti del pittore Carlo Carrà con il mondo degli anarchici e dei socialisti rivoluzionari di Milano e poi, repentino, il suo innamoramento per Giotto. La pedagogia di Ardengo Soffici a favore d’una modernità italiana. Le scelte di Mario Sironi durante e dopo la grande guerra. L’idioma vernacolare di Giorgio Morandi negli anni Venti. Il futurismo che si fa museo. Questo libro scruta nell’anima di una generazione straordinaria, che ha avuto a disposizione gli strumenti per sovvertire le tradizionali categorie artistiche di forma, tempo e spazio, e per portare l’Italia nel cuore del Novecento. Una generazione che però, più di ogni altra in Europa, si è trovata stretta fra le proprie fragili radici internazionali, l’esperienza della guerra e l’integrazione istituzionale in seno alla cultura nazionalista del fascismo.
Il modernismo italiano si mostra così come uno snodo cruciale della storia dell’arte, imperniato in una tensione tra la volontà di avviare un progetto di autonomia formale e il recupero di valori sociali e politici, nei modi, anche paradossali, che i decorsi ideologici del Novecento non di rado hanno crudelmente dimostrato.
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Alessandro Del Puppo insegna Storia dell’arte contemporanea presso l’Università di Udine. I suoi interessi di ricerca comprendono il futurismo (“Lacerba” 1913-1915. Arte e critica d’arte, Lubrina, 2000; Le livre futuriste italien. Écritures et images, 2020), la scultura italiana del Novecento (Modigliani scultore, Silvana Editoriale, 2010) e le relazioni tra arte, ideologia e sistemi culturali (Modernità e nazione. Temi di ideologia visiva nell’arte italiana di primo Novecento, Quodlibet, 2012; L’arte contemporanea. Il secondo Novecento, Einaudi, 2013; Egemonia e consenso. Ideologie visive nell’arte italiana del Novecento, Quodlibet, 2020).