Scritto in forma di manifesto frammentario, questo è il primo
volume di una collana che si propone di esplorare il progetto dal punto
di vista della teoria. L’intento è quello di fare emergere la parte del
pensiero che si produce a volte come innesco e a volte come sintesi, o
che si dissemina nel processo progettuale, concretizzandosi e
traducendosi in esso. Sono quindi i fantasmi della realizzazione a
essere qui considerati protagonisti: non perché scindibili dal dato
reale, ma perché definibili come autonomi in un procedere che non fa
della linearità una stretta necessità. La collana e i testi sono costruiti secondo un’idea polifonica: non
una sola voce narrante ma l’intreccio di più posizioni decreta in
questo modo la possibilità di esercizi di stile che vadano al di là
della rumorosa solitudine del singolo autore. La teoria è osservazione, è collezione, è costruzione. Tre
differenti storie – diverse per assunti o sorgenti, per natura o
linguaggio – cadenzano un procedere né consecutivo né progressivo dentro
la teoria del progetto, facendosi progetto di teoria. La sequenza dei
tre racconti non è qui ordine ma modulazione e frequenza temporale.
Tutti i percorsi sono costruiti dentro lo spazio «del contemporaneo»,
sfidando quella cecità, da cui mette in guardia Giorgio Agamben, che può
colpire chi decide di osservare il proprio tempo. L’atteggiamento richiesto è quello da riservare ad un inatteso –
non solo per l'osservatore ma anche per l’osservato – al quale è chiesto
di disvelarsi, di manifestarsi: «È buffo cogliere di sorpresa una
stanza altrui. I mobili, quando accesi la luce, rimasero di sale,
allibiti» (Vladimir Nabokov).
Alberto Bertagna, architetto, dottore di ricerca, è ricercatore in Urbanistica presso l’Università degli Studi di Genova. Ha scritto: Tic Tac City (Quodlibet 2014); Il controllo dell’indeterminato. Potëmkin villages e altri nonluoghi (2010); La città tragica. L’(an)architettura come (de)costruzione (Diabasis 2006). Ha pubblicato, con Sara Marini: Venice. A Document (Bruno 2014); In teoria. Assenze, collezioni, angeli (Quodlibet 2012); The Landscape of Waste (Skira 2011). Ha curato: L’architettura degli spazi del lavoro. Nuovi compiti e nuovi luoghi del progetto (con Sara Marini e Francesco Gastaldi, Quodlibet 2012); Paesaggi fatti ad arte (2010) Paesaggi di mare e di costa (Il Poligrafo 2006). Dirige con Sara Marini le collane editoriali «In teoria» (Quodlibet) e «Carte blanche» (Bruno).
Sara Marini è professore ordinario in Composizione architettonica e urbana presso l’Università Iuav di Venezia. È direttore delle collane editoriali: «Àncore» per la casa editrice Libria, «Città e paesaggio. In teoria» (con Alberto Bertagna) per la casa editrice Quodlibet e «Carte blanche» (con Alberto Bertagna) per la casa editrice Bruno. Fra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo Architettura parassita. Strategie di riciclaggio per la città (2008) e Nuove terre. Architetture e paesaggi dello scarto (2010), entrambe pubblicate da Quodlibet. Nel 2014 ha curato la monografia di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, Loose Ends, Lars Müller, Zurich. Ha recentemente scritto: (con Alberto Bertagna) Venice. 2nd Document, Bruno, Venezia 2017 e (con Léa-Catherine Szacka e Samuel Lorrain) Le concert. Pink Floyd à Venise, Éditions B2, Paris 2017.