Prefazione di Michele Ciliberto
In Pene d’amor perdute di William Shakespeare c’è una scena celebre per la sua oscurità che, se messa in rapporto con quanto Giordano Bruno aveva scritto nell’Inghilterra di Elisabetta I, consente la messa a fuoco del maggiore problema politico dell’Occidente cristiano sconvolto dalle guerra di religione: la fondazione della sovranità autonoma dello Stato secolare – un problema che per tutto il secolo XVII continuerà a essere al centro del pensiero di Hobbes e Spinoza, e che comportava l’ineluttabile scontro dell’autorità secolare con quella religiosa, cattolica o riformata che fosse. Partendo dai concreti tentativi di soluzione di quel problema in Inghilterra, Francia e a Venezia, Gilberto Sacerdoti ne porta alla luce le radici intellettuali: da un lato il conflitto fra Papato e Impero, dall’altro il ruolo giocato non soltanto dall’«averroismo latino», ma anche dalle originarie fonti di quel pensiero islamico-ebraico medievale in cui la filosofia aveva per la prima volta rifiutato di essere ancella della teologia. Dietro Bruno, Bodin e Sarpi emergono poco a poco le figure di Averroè, Maimonide e Al-Farabi.
Gilberto Sacerdoti insegna Letteratura inglese all’Università di Roma 3. Ha pubblicato tra l’altro: Nuovo cielo, nuova terra. La rivelazione copernicana di «Antonio Cleopatra» di Shakespeare, (il Mulino, 1990, Edizioni di Storia e Letteratura, 2008), Sacrificio e sovranità. Teologia e politica nell’Europa di Shakespeare e Bruno (Einaudi, 2002, Quodlibet, 2016) e Saggi libertini (Quodlibet, 2020); di Shakespeare ha tradotto i Poemetti (Milano 2000) e Antonio e Cleopatra (Milano 2014); ha pubblicato le raccolte poetiche Fabbrica minima e minore (Parma 1978), Il fuoco, la paglia (Milano 1988) e Vendo vento (Torino 2001). Sacrificio e sovranità è stato tradotto in turco (Kurban ve Egemenlik, Ankara 2007).