Forse mai la figura di un filosofo appare con tanta vivezza come nelle due brevi biografie di Spinoza - tradotte qui per la prima volta in italiano - che, pochi anni dopo la sua morte scrissero Jean-Maximilien Lucas e Johannes Colerus.
Oltre a un vivace affresco dell'ambiente in cui egli visse, l'Olanda del secolo d'oro, e la cronaca del suo scontro con la comunità ebraica e con le sue tradizioni culminato nella scomunica (herem), il lettore troverà in queste pagine tutta una serie di episodi e aneddoti della vita del filosofo, il cui rilievo emblematico provoca e appassiona da secoli tanto i sostenitori che i detrattori dello "spinozismo".
In realtà si è qui di fronte al paradosso di ogni autentica biografia filosofica: nel riso di Spinoza che osserva i ragni combattere, nel suo giustacuore lacerato dal coltello del fanatico, (come nel gesto di Kant che a sera si avvoltola soddisfatto nelle coperte o in quello di Eraclito che si scalda nella bottega del fornaio), una vita divenuta indiscernibile dalla sua forma ci è restituita come un ultimo cristallo di pensiero, così limpido che di fronte ad esso non possiamo cessare di pensare.
Johannes Koehler o nella forma latinizzata Colerus (1647-1707), nato a Düsseldorf, fu pastore luterano. Per motivi pastorali si stabilì dal 1679 ad Amsterdam e dal 1693 a L’Aja, dove alloggiò con la sua famiglia nella stessa casa in cui vent’anni prima aveva abitato Spinoza.
Jean-Maximilien Lucas (1647?-1697), nato a Rouen, fu giornalista e poligrafo. Emigrato nei Paesi Bassi verso il 1667 condusse da qui violente campagne antitiranniche contro Luigi xiv. A quanto pare discepolo di Spinoza, è il probabile autore di quella che è la sua prima biografia (databile intorno al 1688).