A che cosa serve la letteratura? Perché dedichiamo tempo ed energie a raccontare (o ascoltare) racconti, a inventare e ripetere poesie? Mario Barenghi affronta questo argomento secondo due prospettive complementari: da un lato ragionando su alcuni aspetti della viva esperienza letteraria (la lettura, i modi della comunicazione, i rapporti con gli usi linguistici, l’attività dell’insegnamento), dall’altro interrogandosi sui fondamenti antropologici della letteratura, in dialogo con i recenti sviluppi degli studi sull’origine della nostra specie. In questa luce acquista credito l’ipotesi che in fondo, lungo l’affascinante ed enigmatica vicenda dell’evoluzione umana, un qualche Prometeo sia esistito davvero: perché la letteratura, come il fuoco, è uno strumento con il quale, nella battaglia per l’adattamento e la sopravvivenza, si possono fare tante cose diverse.
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Mario Barenghi (Milano 1956) insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università di Milano Bicocca. Si occupa di narrativa, di memorialistica, di teoria letteraria. Gli ultimi volumi che ha pubblicato sono Italo Calvino, le linee e i margini (il Mulino, 2007), Perché crediamo a Primo Levi? / Why do we believe Primo Levi? (Einaudi, 2013), Che cosa possiamo fare con il fuoco? Letteratura e altri ambienti (Quodlibet, 2013), Poetici primati (Quodlibet, 2020). Scrive sull’annuario Tirature e sulla rivista online «Doppiozero».