«Se è vero che i naïf dipingono senza saper dipingere è anche vero che possono scrivere senza saper scrivere». – Cesare Zavattini
Alfredo Gianolio, incoraggiato dall’amico Cesare Zavattini, ha incominciato attorno al 1970 a registrare e trascrivere (cioè sbobinare) con amorevole cura i racconti autobiografici dei pittori naïf che vivono lungo il Po. Sono narrazioni orali di vite singolari, che compongono l’affresco di una popolazione secondaria e un po’ storta nata dal Po, forse ora in via di estinzione; una popolazione di pittori senza pretese che non appartengono alla storia dell’arte, ma semmai alla storia delle disgrazie umane. Ha detto una volta Gianolio che questi pittori del Po sono come i fiori cresciuti in serra, che, messi fuori, a contatto con la cultura, si affievoliscono e finiscono per sparire.
Alfredo Gianolio è nato a Suzzara (Mantova) nel 1927, e risiede a Reggio Emilia, dove esercita la professione di avvocato (quasi sempre dei poveri, e sempre di cause perse in partenza). Si è anche dedicato al giornalismo e alla ricerca storica pubblicando «libri giornali» (così chiamati perché integravano le ricerche d’archivio con testimonianze orali, fotografie, documenti ecc.). Ha fatto parte con Cesare Zavattini della giuria del Premio Nazionale delle Arti Naïves. Ha pubblicato diversi racconti sulla rivista «Il Semplice», ed è autore del libro d’immagini e testimonianze Pedinando Zavattini (Diabasis, 2004). «Ora, che ho 86 anni – dice Gianolio –, sono imbarazzato di continuare a vivere così a lungo e senza troppi problemi. Un’ingiustizia, se si considera che tanti ci lasciano ancora in età giovanile nel pieno delle loro speranze».