Come ragionare di poesia moderna? Cos’è che rende questa forma d’arte tanto inquietante da determinare reazioni sempre ambivalenti, perlopiù estreme, quasi mai neutrali? Per quale ragione poeti come Celan, Benn, Éluard, Ungaretti e Montale – autentiche icone del ’900 – ci appaiono intriganti e irritanti, suggestivi e talvolta enigmatici, ma mai indifferenti al nostro sentire?
Nella prospettiva teorica di questo libro, la questione verte intorno al tema della lingua e soprattutto intorno al paradosso della sua potentissima «impotenza». Un percorso filosofico serrato muove nella prima parte del testo attraverso i nodi fondamentali delle teorie poetologiche del ’900 per delineare, a dispetto di una annunciata disfatta del linguaggio, la sua genuina potenzialità, la forza ambigua e irresistibile che affiora nei versi arditi dei lirici, nelle loro parole dal senso oscuro e dalla struttura luminosa.
In tale contesto Paul Celan, al quale il volume dedica un minuzioso percorso di lettura, ben rappresenta un caso esemplare: la sua è una poesia densa, fatta di ritmi spezzati, brandelli di metafore, intrecci di tempi, spazi, memorie. Nel luogo paradossale e perfettamente orchestrato della sua arte è possibile – questa la tesi – rintracciare la trama di una vera filosofia della lirica, segnata dalla nostalgia per la semantica ma anche dalla consapevolezza della vacanza del senso. Vacanza che, con adeguati strumenti estetici, può essere recuperata.
Marcella Biasi è dottore di ricerca in letteratura tedesca. Ha compiuto i primi studi di germanistica in Italia con Giuliano Baioni e li ha conclusi in Germania con Anselm Haverkamp. Ha pubblicato articoli sull’opera poetica di Celan e su Blumenberg, Derrida, Agamben. Potenza della lirica. La filosofia della poesia moderna e il paradigma Celan è il suo libro d’esordio.