Catalogo / Le Corbusier e Olivetti

Le Corbusier e Olivetti
La Usine Verte per il Centro di calcolo elettronico
ISBN 9788874626779
2014, pp. 216
economica
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Il libro

Agli inizi del 1960, in un’Italia in piena ripresa economica, quell’italiano anomalo ritratto da Geminello Alvi come «astutamente pratico, e però appassionato fino alla mistica come fu Adriano Olivetti», decide di costruire il Centro di calcolo elettronico, la fabbrica destinata alla produzione delle macchine del futuro – i computer – e sceglie di affidare l’incarico a Le Corbusier. Siamo davanti a un episodio importante dell’architettura moderna: due personalità eccezionali, per la forte carica utopica e creativa delle loro opere, che per lungo tempo hanno dialogato da lontano tra loro, decidono di sperimentare insieme la progettazione di uno stabilimento industriale d’avanguardia, la nuova fabbrica a «misura d’uomo» capace di ricreare al suo interno «le condizioni di natura». Il progetto, che verrà elaborato dopo l’improvvisa scomparsa di Adriano (27 febbraio 1960), purtroppo non sarà mai realizzato a causa della crisi finanziaria della Società, costretta a vendere il suo ramo di produzione elettronica all’americana General Electric nel 1964. Il volume, dopo una prima parte introduttiva dedicata alla politica industriale di Adriano Olivetti e i suoi rapporti con Le Corbusier dagli anni ‘30 al 1960, si sofferma sulla lettura diacronica del progetto, ricostruendo in modo puntuale, grazie ai numerosi documenti inediti, la genesi del processo ideativo e l’articolazione nel tempo. Nella terza e ultima parte, attraverso il confronto costante con altre opere e scritti dell’architetto svizzero, vengono poi messe in luce idee, soluzioni e forme a partire dalle quali il progetto stesso si è andato via via strutturando, creando continui legami con la natura e il mondo, con le sue stesse opere e il suo immaginario. Il leitmotiv che sembra dare forma alla Usine Verte (fabbrica verde), modello scelto per il Centro di calcolo elettronico, è quello di un grande organismo architettonico in sintonia con il territorio e il paesaggio, soluzione questa che può rappresentare un paradigma di grande efficacia per tutti coloro che oggi, su basi nuove, si pongono il problema dell’integrazione fra ambiente e produzione in modo positivo per l’uomo e la natura.

«La fabbrica dei primi cento anni dell’epoca macchinista, la “Usine Noire”, deve essere sostituita dalla “Usine Verte”, che ristabilirà di nuovo intorno al lavoro le “condizioni di natura”. Sole, spazio, verde». Le Corbusier, Les trois établissements humains, 1945

«Abbiamo voluto anche che la natura accompagnasse la vita della fabbrica. [...] La fabbrica fu quindi concepita alla misura dell’uomo perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza». Adriano Olivetti, Ai lavoratori di Pozzuoli, 1955

In copertina: Le Corbusier, Centro di calcolo elettronico Olivetti, particolare della sezione (26 ottobre 1962).

L'autore
Silvia Bodei

Silvia Bodei, (Cagliari 1975), ha studiato presso l’Università IUAV di Venezia ed è dottore di ricerca in progettazione architettonica (UPC, Barcellona). Unisce da anni l’attività professionale alla ricerca e allo studio dell’opera di Le Corbusier e dell’architettura contemporanea spagnola e catalana. Su questi temi ha partecipato come relatrice a congressi internazionali e ha scritto su riviste, tra le quali «Massilia» e il «Giornale dell’Architettura». Attualmente è titolare di un assegno di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e Architettura di Cagliari e insegna progettazione all’Istituto Europeo di Design.

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