Mentre l’ecologia radicale, trincerata dietro i suoi rigorosi precetti, cerca di resistere, mentre il Green business si organizza per accaparrarsi il mercato bio, una terza strada, senza nome, ma che qui chiamo «Alternativa ambiente», nasce dall’intrecciarsi di mormorii – analisi contraddittorie, bilanci di catastrofi, azzardate profezie –, ma anche da dati certi, esperienze e ricerche attendibili. L’«Alternativa ambiente» guarda con interesse alla decrescita, ma senza aderirvi del tutto, prende le distanze dal Green business, ritenuto eccessivo, e, piuttosto che attendersi una qualche forma di salvezza dai parlamentari della Repubblica, si mette in attesa interrogando i possibili impatti dell’effetto- farfalla. Sì, il giardino è planetario, più nessuno può dubitarne, ma chiunque sia sufficientemente avvertito, da misurare l’ampiezza di una tale questione, si chiede come si possa diventare giardinieri, di questo giardino qui. Nessuna risposta arriva in un colpo solo. L’umanità incredula, di volta in volta addormentata dai media e risvegliata dalla crisi, saggia nuovi modi di vita, tenta nuovi percorsi in territori sconosciuti. Tutto è da inventare, tutto sembra nuovo.
Gilles Clément (Argenton-sur-Creuse, 1943), è stato
a lungo docente presso l’École nationale supérieure de
paysage di Versailles. Scrittore prolifico, ha influenzato
con le proprie teorie e con le proprie realizzazioni (tra
queste il Parc Matisse di Lille e, a Parigi, il Parc André
Citroën di Patrick Berger e il Musée du quai Branly di
Jean Nouvel) un’intera generazione di paesaggisti. Da
molti anni conduce esperimenti nel suo giardino di
La Vallée (Nuova Aquitania). Nel 2022 ha ricevuto il
Global Award for Sustainable Architecture dalla Cité de
l’architecture et du patrimoine di Parigi.
Con Quodlibet ha pubblicato Manifesto del Terzo paesaggio
(2005, 2016), Il giardino in movimento (2011, 2023), Breve storia del giardino (2012), Giardini,
paesaggio e genio naturale (2013), Ho costruito una casa da
giardiniere (2014, 2022), L’Alternativa ambiente (2015),
Breve trattato sull’arte involontaria (2019).