Dipingere significa porsi innanzitutto in un rapporto con l’oro come dimensione invisibile del visibile e diventa dunque, lo si voglia o no, se non un atto religioso, certamente un atto filosofico.
Volume pubblicato in occasione della mostra
Monica Ferrando, L'oro e le ombre
a cura di Clio Pizzingrilli
Forte Malatestiano - Ascoli Piceno
27.06.2015-13.09.2015
Monica Ferrando ha studiato filosofia e pittura a Torino e poi a Berlino, con il pittore astratto Frank Badur. Ha esordito nel 1991 a Mantova con una mostra dal titolo Kore, presentata da Ruggero Savinio. Da allora ha tenuto mostre personali, a Gelsenkirchen-Buer, Firenze, Milano, Scicli, Francoforte e ha partecipato a varie mostre collettive, tra le quali la Biennale di Venezia del 2011. Nel 2001 suoi pastelli sono entrati a far parte della collezione del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi. Nello stesso anno ha ricevuto il Premio per la Pittura Tarquinia-Cardarelli. Ha pubblicato vari studi, tra i quali alcuni su Poussin, Bellini, Shitao, Arikha. Una monografia sulla sua opera è stata pubblicata da Moretti e Vitali nel 2000. Ha curato le edizioni italiane de I nomi degli Dei di Hermann Usener, di Ercole al bivio di Erwin Panofsky e di La pittura e lo sguardo di Avigdor Arikha. È autrice, con Giorgio Agamben, della parte pittorica del libro d’arte La ragazza indicibile. Mito e mistero di Kore (Electa, 2010), tradotto in varie lingue. Dirige la rivista on-line De pictura (www.depictura.info).