Questo libro racconta le vite, in parte leggendarie, di eremiti e santi anacoreti vissuti tra il iii e il iv secolo d.C., nei deserti di Egitto, Palestina e Siria. Stavano in grotte o piccole capanne di foglie di palma, ma soprattutto fra le rovine dei templi pagani; bastava una polla d’acqua, una pianta di datteri, o un po’ di pane, di erba o di lenticchie. In media vivevano fino a 100 anni (Antonio fino a 105, Paolo a 113). E lì arrivavano le tentazioni demoniache, che erano fantasiose apparizioni, inconsistenti: applausi, vagiti, fracasso di carri su un acciottolato, oro, voci di femmine, animali, suoni di cornamusa, che dovevano distrarre il monaco, come un teatrino allucinatorio o una sorta di tv demoniaca, piena delle sciocchezze del mondo. Simeone, per non avere disturbi, stava in cima a una colonna di 18 metri, e da lì guariva paralitici e storpi. Altri stavano in una tomba, in una gabbia, in una cassa, oppure esposti alle intemperie, in una sorta di gara ginnica di resistenza.
Furono storie molto diffuse in Oriente e Occidente, ancora leggibili con stupore (e forse una piccola dose d’invidia).
Ermanno Cavazzoni, nato a Reggio Emilia, vive a Bologna; è autore di romanzi e racconti: Il poema dei lunatici (1987), Vite brevi di idioti (1997), Gli scrittori inutili (2002), Morti fortunati (2002), Guida agli animali fantastici (2011), Il pensatore solitario, (2015); nelle edizioni Quodlibet Il limbo delle fantasticazioni (2009), La valle dei ladri (2014), Gli eremiti del deserto (2016); nelle edizioni La Nave di Teseo La galassia dei dementi (2018), Storie vere e verissime (2019) e La madre assassina (2020). È stato ideatore con Gianni Celati, Daniele Benati e altri della rivista «Il semplice» (1995 -1997); ha scritto di Luigi Pulci, Ludovico Ariosto, Franz Kafka e altri. Ha collaborato con Federico Fellini alla sceneggiatura di La voce della luna (1990), alla sceneggiatura di La vita come viaggio aziendale di Paolo Muran, del 2006, ed è regista di Vacanze al mare, 2014