A cura di Magda Kerényi e Andrea Cavalletti
Note di Magda Kerényi
Con un saggio di Andrea Cavalletti
Il carteggio fra Furio Jesi e Károly Kerényi – che presentiamo per la prima volta nella sua integrità – si svolge nell’arco di un quadriennio: dal 1964, quando Jesi, appena ventiduenne, prende contatto col già celebre mitologo ungherese, da lui considerato un’autentica guida spirituale nei suoi primi anni di studio, fino al 1968, quando avviene la repentina e irreversibile rottura a causa di un saggio di Jesi in cui Kerényi ravvede un attacco quasi oltraggioso nei propri confronti. Una galleria di figure – Pavese, Mann, Buber, Jung, Frobenius e Stefan George – segna le tappe dell’epistolario, mentre un sapere nuovo illumina con eguale chiarezza le immagini degli dèi greci e la poesia di Rilke, il romanzo tardoantico o quello manniano, la “magia” di Apuleio ovvero di Faust. Ma certo non sfuggono i problemi di tenore più strettamente politico: sia lo sfruttamento intenzionale, o “tecnicizzazione” del mito da parte del nazismo e la posizione degli intellettuali tedeschi; sia, durante la Guerra dei sei giorni, la questione del sionismo, inteso a sua volta come problema mitologico, del rapporto con la tradizione.
Se il confronto col passato e la trasmissione del sapere esprimono sempre, per Kerényi e Jesi, un ethos, anche il dialogo tra maestro e allievo esige necessariamente una scelta, teorica e insieme pratica, capace di decidere – nelle ultime lettere – la fine sorprendente della loro amicizia.
Furio Jesi (Torino 1941 - Genova 1980) ha insegnato Lingua e letteratura tedesca all'Università di Palermo e di Genova. Tra i suoi libri: Letteratura e mito (Einaudi 1968); Esoterismo e linguaggio mitologico. Studi su Rainer Maria Rilke (D'Anna 1976, Quodlibet 2002); Materiali mitologici. Mito e antropologia nella cultura europea (Einaudi 1979); Lettura del "Bateau ivre" di Rimbaud (Quodlibet 1996); e, con K. Kerenyi, Demone e mito. Carteggio 1964-1968 (Quodlibet 1999).