Negli ultimi due decenni le letterature postcoloniali si sono imposte all’attenzione dei critici di tutto il mondo e sul mercato editoriale con sempre maggiore evidenza. È ormai luogo comune di studiosi e recensori affermare che le migliori opere in lingua inglese, francese, spagnola o portoghese oggi si scrivono fuori dall’Europa. Autori come Salman Rushdie, Tahar Ben Jelloun, per non parlare di Gabriel García Márquez o di Jeorge Amado, oggi non solo sono più famosi di tanti loro colleghi europei o statunitensi, ma da quegli stessi colleghi spesso sono imitati. In questo libro, quattro scrittori extra-europei si incontrano. Antony Phelps, haitiano è esule in Québec; Peter Carey, australiano, vive a New York; Driss Chraïbi, marocchino, si è stabilito nel sud della francia; Vikram Chandra, indiano, si divide tra Bombay e gli Stati Uniti. Autorevoli rappresentanti del mondo postcoloniale, questi narratori raccontano e confrontano le loro esperienze di migrazione e multiculturalità, mettendo in evidenza le implicazioni che la loro particolare condizione offre alle possibilità di scrittura. Un’ulteriore conferma della vivacità e della ricchezza delle letterature postcoloniali che, attraverso le parole di Phelps, Carey, Chraïbi e Chandra, invitano ad una messa in discussione di canoni culturali acquisiti e all’abbandono della visione eurocentrica tramandata da secoli di presunzione occidentale
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