Con il numero monografico «la vita degli uomini infami: forme di vita e politica», agli inizi di quest'anno, la rivista Marka proponeva un interessante viaggio nell'universo dell'emarginazione: quello appunto delle «forme di vita)) che, bollate con il marchio d'infamia dalla moderna società dell'indifferenza, vagano come scarti in limine alla collettività. Gettando una luce sulle esistenze silenziose, su i custodi «di una vita che ‑ come afferma Agamben nel saggio d'apertura ‑ non può essere separata dalla sua forma, una vita per la quale, nel suo modo divivere, ne va del vivere stesso)>, la rivista diretta da Clio Pizzingrilli offriva anche un'antologia di documenti, testimonianze spesso dolorose di un'umanità sommersa e lancinante, attraversata dall'inafferrabilità del proprio esistere. Percorrendo le orme di una marginalità devastante, si andavano a poco a poco evidenziando anche i connotati di vicende letterarie divenute celebri e nelle quali la dissoluzione dell'individuo ha finito per pervadere, dall'opera, la vita di tanti autori. Quella ad esempio di Robert Walser, di cui Marka metteva insieme gli stralci dalle cartelle cliniche risalenti agli ultimi anni: ventisei lunghi anni trascorsi prima nell'istituto per malattie mentali di Waldau, vicino Berna, poi ad Herisau. <(il paziente che lavora, indifferente e taciturno, esprimendosi di malavoglia», rassomiglia nei referti medici (che stilano la diagnosi definitiva: catatonia) alle descrizioni fatte dalla voce narrante che si interroga sui sibillini dinieghi di Bartleby.
Così anche i primi due volumi d'esordio della casa editrice Quodlibet di Macerata (la stessa che, dall'ultimo numero, edita anche la rivista semestrale Marka) appaiono da un certo punto di vista quasi complementari nel proporci la raccolta di brevi racconti di Robert Walser Una cena elegante e i saggi sulla figura di Bartleby di Gilles Deleuze e Giorgio Agamben La formula della creazione. Come nel personaggio della fantasia di Melville anche la realtà di Walser sottende ad un solitario annullamento della propria persona, di fronte agli altri, di fronte a se stesso. Un annullamento che. in un crescendo drammatico lo porta a confidare all'amico Carl Selig di voler far scomparire anche lo scrittore, facendo distruggere i propri libri ancora inediti. E' come se, in un assurdo e mortale gioco delle parli, l'osservatore impersonale e smarrito che guarda la realtà da fuori, avesse dismesso i panni del Wakefield di Hawthorne per immedesimarsi nel destino imperscrutabile che porta Bartleby a rifiutare ostinatamente ogni contatto col mondo, confinandosi nella solitudine del suo tavolo da scrivano. La raccolta di prose di Walser Una cena elegante , è qui ripresa nella traduzione di Aloisio Rendi con la quale nel 1961 in Italia venne presentato al pubblico il pressoché sconosciuto scrittore svizzero.
A completare poi il trittico d'esordio, sempre nella collana tascabili, la Quodlibet ha mandato in libreria una preziosa antologia diSilvio d'Arzo. TI defilato autore di Casa d'altri torna qui nei racconti e negli abbozzi di romanzo di L'uomo che camminava per le strade, uno straordinario laboratorio di ricerca che per «una prosa taciuta, afona e insieme straordinariamente leggera» affascinò uno scrittore come Giorgio Manganelli.
Per questo autunno sono previsti, entro la fine dell'anno, anche i primi titoli della collana Quaderni , nella quale si collocano già da ora alcune anticipazioni di assoluta novità che nel campo della saggistica vanno ad affiancare i volumi di narrativa. Una raccolta delle principali fonti teoriche sul problema del tradurre, La traduzione e l'Occidente curata da Gino Giometti e Lo logica della sensazione di Giles Deleuze. In quest'ultimo testo il filosofo francese, . sulla scia della serie dei «ritratti concettuali» da Spinoza a Proust, si misura con la pittura di Francis Bacon, inaugurando nel 1981 un ciclo dedicato alle a.i visive poi proseguito nei saggi sul cinema. Un testo importante quello di Deleuze, che i lettori italiani aspettavano da tempo, e che potranno finalmente leggere per intero e non nello striminzito estratto che Electa ha pubblicato all'interno del catalogo della mostra «Figurabile» alla Biennale di Venezia.