Nella veste elegantemente minimalista della casa editrice maceratese Quodlibet - brossura, fondo bianco, titolo in nero, autore in rosso e null'altro - esce oggi in libreria un saggio che descrive, da una certa prospettiva, la condizione di ciascuno di noi. Si intitola «Il debito del vivente. Ascesi e capitalismo» e lo ha scritto Elettra Stimilli: originaria di Porto Recanati, laurea in filosofia all'Università di Macerata, un dottorato, e ora attività di ricerca all'Università di Salerno. Il volume ci riguarda poiché la Stimilli indaga fin nel profondo un fenomeno che è insieme individuale e collettivo, dunque l'uomo è considerato nella sua unità e nel suo essere parte di un cosmo che vive secondo certe regole, tra cui quelle dell'economia, tutt'altro che secondarie. E allora, tali regole oggi ci dicono che su di noi ricade una colpa, anzi, "la" colpa: siamo in debito, e poco importa se ciò non dipende da noi. Come sintetizza la quarta di copertina, si tratta quasi di uno “stato preliminare”, quindi nessun comportamento, anche il più virtuoso, e nessuna scelta di autodeterminazione appaiono in grado di modificare questa condizione. «Si ha l'impressione - si legge - che ogni forma di vita si configuri come una risposta a tale condizione, sia quella che si dedica incondizionatamente al godimento e al consumo, sia quella che sceglie i percorsi del rigore ascetico». Assunto che l'economia regola la nostra esistenza, che sia anzi, addirittura, il vero fabbro del destino di ciascuno, di ciò vengono individuate le ragioni originarie in una «malattia radicale dell'umano» che affonda le sue radici in un ordine materiale. Proprio queste origini vengono analizzate dai punti di vista filosofico e religioso.