Recensioni / Poeti cinesi sul bordi di un vuoto

Può essere che, nel vuoto affluente, sia toccato in sorte proprio alla poesia di rispondere alle troppe domande inevase sul destino globale di noi tutti? All'interrogativo risponde con un sì convinto Claudia Pozzana, con il saggio La poesia pensante. Inchiesta sulla poesia cinese contemporanea (Quodlibet, pp. 265, euro 24). Un libro che testimonia come la poesia cinese contemporanea, nella condizione di dover reinventare uno spazio di libertà individuale e di sperimentare nuove forme di pensiero, riapra l'interrogativo sul destino della Cina, sul peso della tradizione e soprattutto sul presente-futuro cinese così intrinsecamente legato ormai al presente-futuro di quello che ci ostiniamo a chiamare Occidente. E così facendo rompe la coltre di silenzio e di cancellazioni storiche intestine che caratterizzano l'invenzione della nuova cinesità, vale a dire l'esaltazione dell'onnipotenza dello stato e il controllo politico del modello di sviluppo capitalistico portato all'estreme e, umanamente, diseguali conseguenze. Che altro non è che l'unica forma esistente di capitalismo reale. A guida comunista. Dunque, tanto reale da essere un ossimoro iper-surreale.
Può davvero permettersi di prendere la parola Claudia Pozzana perché, citando Mao, «ha fatto l'inchiesta». Conosciamo infatti la nuova produzione poetica cinese proprio grazie alle analisi, alle indagini, alle interviste e ai questionari che con il sodale Alessandro Russo ha condotto dai primi anni Ottanta fino ad oggi in Cina. Un lavoro instancabile che ha prodotto tre eccezionali risultati divulgativi, le prime antologie di poesia cinese contemporanea pubblicate nella rivista monografica In forma di Parole, il volume Nuovi poeti cinesi uscito nel '94 con Einaudi e, ora, questa nuova indagine sull'attuale natura «pensante» del verso cinese che tra l'altro propone un originale contributo sull'«ordine dell'incontro» e della «disponibilità alla reciproca mutazione» rappresentato dal lavoro della traduzione.
Perché i poeti Bei Dao e Mang Ke che fondano la rivista Jintian nel 1978, Ma Desheng con la visionarietà della sua materia sospesa tra pittura e scrittura ideogrammatica, l'«intraducibile» Yang Lian che qualifica la Cina attuale come un «punto interrogativo» e la poetessa oltre il genere Zhai Yongming, tutti protagonisti di primo piano della poesia cinese contemporanea, per Pozzana hanno rappresentato e rappresentano per la Cina, in una forma del tutto particolare, una configurazione intellettuale. Vale a dire un evento simbolico capace di mettere in discussione il principio di realtà attivando un «movimento» spaziale-temporale, insieme storico e profondamente culturale, come per alcuni altri eventi che nelle varie epoche del ventesimo secolo hanno plasmato e trasformato in divenire, dentro i conflitti, le possibilità aperte all'universo cinese. Come le «Riforme dei cento giorni» del 1898, la Rivoluzione del 1911, la Nuova cultura del maggio 1919, la Guerra di popolo fino alla Lunga Marcia e a Yan'an, la Cooperazione agricola con le Comuni popolari, e come la Rivoluzione culturale, la bestemmia impronunciabile con la Tian An Men della Cina contemporanea. E questo perché, spiega Pozzana con uno straordinario attraversamento di testi, l'operazione poetica dei nuovi autori sceglie di collocarsi, di interrogarsi, «sul bordo di un vuoto». Al limite massimo. Scrive Ma Desheng: «Zero/ non è che/ non abbia/ senso».
Non sembrerà inutile allora tornare a Franco Fortini, per altro sempre consapevole e contiguo all'immaginario-Cina. Scriveva Fortini nel maggio del 1978 che più che la sovversiva promessa di felicità la poesia, solo nell'antitesi propria del suo statuto tra «forma e "vita"», «se si porta ai propri confini, riafferma l'esigenza che gli uomini raggiungano controllo, comprensione e direzione della propria esistenza. La divaricazione e la contraddizione fra forma e non forma è anche fra un passato formato che si propone-oppone a un futuro da formare; per conferirgli, oltre tutto, la capacità di comprendere e recuperare i defunti, ossia il passato medesimo». Singolarmente, nella prospettiva della prefigurazione fortiniana, la poesia cinese contemporanea appare ora in questa condizione universale.