«Ho assunto un filosofo domato». Cosi Raffaele Mattioli commentando l'assunzione di Antonello Gerbi a capo dell'Ufflcio studi della Comit – come ci ha raccontato recentemente Sandro Gerbi in uno splendido libro einaudiano. Amodio viene proprio da lì, da quello stesso ufflcio del quale è stato a lungo funzionario. Ma nel suo caso la filosofia non è stata affatto domata. Al contrario negli anni è emersa con forza, prospettata in una serie di originali contributi apparsi in varie riviste.
A pochi anni dalla sua scomparsa, i saggi di Amodio vengono ora raccolti in volume e accuratarnente introdotti da Tito Perlini. Questi abbracciano un periodo di quasi cinquant'anni, scandendo il percorso intellettuale di Amodio e gli interessi speculativi che le varie epoche gli ponevano come propri.
Vi ritroviamo dunque un nucleo che ruota intorno a Marx, alla sua filosofia della storia e ai problemi interni al marxismo. Interessi che però negli anni maturano e vengono ripensati, dando vita a una serie di riflessioni nelle quali agisce con forza la presenza di autori come Eric Weil, Alexandre Kojève e Heidegger. Rimane costante lo sfondo: la ricerca del senso della storia e, insieme la coscienza di averlo ormai perso, insabbiato nel logorio della realtà quotidiana: «il senso della storia è il Dio che ha fallito: gli oracoli di Plutarco di nuovo tacciono».